"Quale futuro dopo il Covid 19". L'analisi di Centrella

“Desertificazione Industriale”, piccolo opuscolo del perchè le fabbriche hanno lasciato l'Italia

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Intervista a Giovanni Centrella sul comparto metalmeccanico e le difficoltà legate al Covid 19

Giovanni Centrella, coordinatore nazionale della cisal metalmeccanici, ha curato la sua terza pubblicazione che a breve sarà presentata ad Avellino e a Roma.

“Questa pubblicazione nasce perché avevo già curato una prima edizione nel 2014 ma ora ci sono temi di attualità e ho ritenuto che la pubblicazione andasse aggiornata visto che da agosto in poi potrebbero esserci novità nel comparto a causa delle misure legate al Covid che ha sconvolto l’economia a livello nazionale”.

I temi trattati nell’opuscolo: “Ho provano a confrontarmi sul nuovo momento di crisi dell’industria italiana, soffermandomi su 11 aziende che sono in difficoltà e sulle possibilità per uscire dalla crisi, un a escape road per imprenditori lavoratori.

È il terzo volume di Giovanni Centrella. Ad oggi qual è la situazione in Italia per il comparto metalmeccanico?

“Posso definirla una situazione di crisi sotto gli occhi di tutti. Partiamo dal presupposto che il settore gira intorno all’industria dell’auto e la produzione vera e propria di acciai. Le fabbriche di auto sono in crisi e il settore, se non verrà realmente aiutato dal Governo non uscirà dall’empasse con ricadute gravissime anche e soprattutto per i lavoratori. Andiamo incontro ad un autunno “nero”.

E la situazione per le aziende del Mezzogiorno? “Un quadro ancora a tinte fosche. Peggiore la situazione relativa alle fabbriche del Sud rispetto a quelle del centro nord Italia visto che nel mezzogiorno non abbiamo grandi aziende. Ci sono gruppi che ruotano intorno al settore auto e altri al settore acciaio. Spiragli positivi arrivano dalla situazione di Finmeccanica, oggi Leonardo”.

Quale eredità lascia il Covid per il settore metalmeccanico? “Una situazione di difficoltà. La crisi del settore si è acuita. Oggi occorre guardare avanti con la forza di portare a termine la cura di un Piano, una occasione di politica vera di sviluppo. Troppe aziende sono a rischio di chiusura. Non possiamo restare alla finestra. Serve un grande impegno e noi non ci tireremo indietro rispetto ad ogni ipotesi di discussione con il Governo”.

Che tipo di impegno dovrebbe assumere oggi la classe imprenditoriale per un rilancio? “Gli imprenditori possono impegnarsi solo con l’aiuto del Governo, con un piano di rilancio dell’Economia Italia, l’imprenditore può fare ben poco per salvare l’azienda. Il lavoro va sviluppato con una stretta relazione, una collaborazione tra politica industriale e Governo”.

In Irpinia cosa sta accadendo? “Non ci sono grosse diversità rispetto alla situazione nazionale. In Irpinia si vive una condizione di difficoltà maggiore. Secondo indiscrezioni presso la Fca di Pratola Serra potrebbero essere prodotte anche mascherine. Spero di no perché potrebbe essere un  vantaggio ma al tempo stesso la mission produttiva dello stabilimento potrebbe non essere più quella della produzione dei motori. Ovviamente è una indiscrezione che va accertata. Si tratta di un’azienda in crisi per conto suo ad oggi con il settore auto che vende decisamente poco. Anche la Denso ha subito disagi a causa del Covid 19.

Il nostro sindacato è pronto, come sempre, al confronto col Governo e con le aziende, oggi più che mai per garantire risposte alle istanze del settore metalmeccanico e non solo in un periodo di grandissime incertezze e di fragilità dei comparti economici e del mondo del lavoro”.