Covid-19. Settore matrimonio al collasso

L’appello urgente di Ascom Confcommercio

covid 19 settore matrimonio al collasso

Un problema davvero molto serio...

Ariano Irpino.  

"L'economia del nostro paese è caratterizzata da forti legami fra categorie e filiere, il mondo del wedding ne è un tipico esempio. Lo stop alle cerimonie imposto dal lockdown ha inevitabilmente travolto il settore della ristorazione, 18 strutture ricettive per un totale di 6000 posti a sedere più 15  agrituristiche con altri 1000 posti a sedere, della moda (10) e dei servizi come i fotografi (6) ed i fiorai (3) o il settore delle bomboniere con i laboratori dei ceramisti della maiolica arianese (10), con effetti non solo sul 2020, con un
meno 80%, ma anche sulla stagione del 2021." L'analisi attenta è di Nicola Grasso responsabile di Ascom Confcommercio Ariano. 

Il Costo medio di un matrimonio è di 23.970€ (dati Istat, Sole 24ore, Assoeventi) che moltiplicato per le 850 cerimonie che si tengono ad Ariano in un anno.

"La filiera fatta di imprese di abiti nuziali,  catering, wedding planner, fioristi, organizzatori di eventi, fotografi, location matrimoniali, musicisti, noleggiatori di auto da cerimonia e, tra gli altri parrucchieri specializzati, che ogni anno fattura in totale 20 milioni di euro circa, è a terra, con una perdita Covid-19 stimata in 16 milioni di euro e con la prospettiva di una ripartenza prevista nella fase tre, ma ancora avvolta nella nebbia, senza un calendario certo.

Un dato - continua Grasso - che messo a sistema con i numeri dell’indotto, come fornitori della ristorazione oppure dell’arredo del primo impianto (mobili per i novelli sposi), agenzie di viaggio (viaggi di nozze) porta a moltiplicare per due il dato del fatturato generato in un anno dal settore del matrimonio”.

Gli imprenditori hanno stilato una serie di proposte che puntano innanzitutto a date certe per la riapertura e la relativa raccolta di prenotazioni, a finanziamenti a fondo perduto sulla base della diminuzione di fatturato rispetto allo scorso anno, la cassa integrazione al personale “stagionale” ed alla sospensione per un anno dei contributi sugli stipendi dei dipendenti che, finita la cassa integrazione, dovranno tornare al lavoro.

“Le nostre richieste - conclude Grasso - sono queste come quelle di tutta Italia ,e la speranza che nella Fase 3 si possa conciliare l'esigenza di sicurezza con uno spedito ritorno alla normalità anche per quanto riguarda uno delle tradizioni più forti della nostra città, per impedire che le imprese del settore vedano bruciare il fatturato di un biennio di lavoro." Immagine generica da archivio tratta dallla pagina fb di Foto Sapia.