Il Moscati, il focolaio e si salvi chi può

Quattro inghippi per una domanda: ma in mano a chi stiamo?

il moscati il focolaio e si salvi chi puo
Avellino.  

La gestione della comunicazione all’Azienda ospedaliera Moscati di Avellino è l’esatto paradigma di come certe distrazioni possano generare disastri.
Neanche i morti di Codogno da queste parti hanno insegnato qualcosa.
Mano ai fatti.
Un focolaio di infezione con otto nuovi casi (due medici e sei infermieri) è scoppiato tra le corsie, non solo in reparti direttamente impegnati nella lotta al Covid-19. 
Inghippo numero 1.
Lo abbiamo scoperto questa mattina, grazie all’addetto stampa sbagliato
(quello del Moscati se n’è guardato bene dal farlo, lo ha scritto l’ufficio stampa del presidente della Provincia, Biancardi), che in questo modo ha raccattato fuori contratto pubblico il compenso previsto per articoli del genere. C’è una legge, meglio l’art.9 della legge 150/2000 al comma 4 stabilisce che “I coordinatori e i componenti dell’ufficio stampa non possono esercitare, per tutta la durata dei relativi incarichi, attività professionali nei settori radiotelevisivo, del giornalismo, della stampa e delle relazioni pubbliche”. All’art.9 si parla di attività professionali, da intendersi quindi come attività retribuite.
Ma questa è un’altra faccenda, riguarda il cerchiobottismo che noi irpini traduciamo con il chiagne e fotte.
Inghippo numero due.
Una notizia del genere non può essere gestita nottetempo fra amici di merende, come se i trenta euro per un titolo a sei colonne fossero più importanti della circostanza che otto operatori sanitari sono infetti, da non si sa quanto tempo, e che vengono scoperti tali a trentotto giorni dall’inizio della pandemia, prova lampante che la prevenzione (fatta di tamponi ma anche di costanti controlli e non soltanto di interventi sui sintomi) all’interno dell’ospedale o non c’è o, se c’è, è affidata al caso. Il che equivale a dire che chi entra per qualsiasi ragione nei reparti del Moscati deve sapere che gli andrà come gli andrà, a fortuna.
Inghippo numero tre.
Quello più grave. E’ del tutto evidente che il direttore generale del Moscati, Pizzuti, non sapesse di questi casi. Altrimenti non avrebbe consentito che finissero per diventare becchime da corridoio tra addetti stampa sbagliati. Il che significa che il direttore generale non ha una buona comunicazione con il suo direttore sanitario, che di queste cose dovrebbe venire a conoscenza prima.
Il che significa che, non sapendo la destra cosa sta facendo la sinistra, è intuibile che otto nuovi casi di infezione (a Lauro tanto è bastato per far dichiarare l’intero paese zona rossa, lo ricordiamo) tutti in un solo giorno non sono stati comunicati alla Prefettura di Avellino.
Inghippo numero quattro.
Verificato che neanche i sindacati sapessero del gravissimo nuovo focolaio, la domanda sorge spontanea: ma in mano a chi stiamo?