Caso Minerva: "Noi familiari tenuti all'oscuro di tutto"

"E chi potrà mai spiegare ai nostri cari che cosa sta accadendo dentro e fuori"

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Una riflessione...

Ariano Irpino.  

"Lo abbiamo appreso dai social sin dal primo giorno e ancora di più oggi che ci è stata data notizia di 25 casi positivi. Nessuno ci ha mai informato di nulla. Siamo nel panico generale, impotenti, come lo sono i nostri parenti ricoverati ancora più frastornati e soli. Chissà cosa penseranno ora di noi."

A parlare sono i familiari degli ammalati ricoverati nel Centro Minerva. "Non abbiamo ricevuto una telefonata. Nessuno, neppure il medico curante sa darci informazioni. Ci siamo rivolti persino alle forze dell'ordine. Ma evidentemente sono impotenti anche loro. Dai responsabili della struttura nulla, nessuna informazione."

Nessuno forse potrà mai spiegare loro, in un letto tra quei reparti che cosa sta succedendo fuori. Che cos'è il coronavirus, il perchè non è possibile ricevere più un gesto d'affetto, una abbraccio, un bacio, da parte dei propri figli, fratelli, sorelle e nipoti. E' questo senza dubbio l'aspetto più triste del Covid-19. Ci hanno provato in qualche modo gli operatori sanitari, ma non potrà mai essere la stessa cosa. Gli avranno risposto in cuor loro: "Ci hanno abbandonato per sempre." Ma non è così. 

"Non ci vedono più da tempo intorno a loro, come far capire ad un ammalato che non è stato più possibile raggiungerli, portargli un indumento, ma anche una semplice gesto d'amore, una carezza. La tristezza più grande è proprio questa. Immaginare poi che qualcuno da un momento all'altro possa lasciarci per sempre è veramente tristissimo."

Un dramma che allo stesso modo stanno vivendo anche gli operatori della struttura, a partire da chi è rimasto da sabato chiuso all'interno in un isolamento generale. Lo hanno fatto soprattutto per quegli anziani sofferenti, indifesi e soli e per le loro famiglie a casa. Di queste persone animate da vero spirito di sacrificio, ci auguriamo che qualcuno possa ricordarsi, manifestando loro, mai come in questo momento, rispetto. 

Una proposta che si spera possa essere accolta da chi di competenza. Vale per le strutture pubbliche e private. Sarebbe opportuno istituire una sede operativa, con un apposito numero e volontari in grado di accogliere tutte le richieste che provengano da pazienti ricoverati e familiari. (Lo fanno già le associazioni di volontariato, ma anche loro sono sole.) E soprattutto, presso cui ricevere tutte le informazioni utile e necessarie, per abbattere il distacco e la solitudine.