"Ignorato pericolo residenze anziani, si sono mossi tardi"

Decine di positivi e decessi nelle Rsa campane, parla Camillo Caruso presidente Teoreo srl

ignorato pericolo residenze anziani si sono mossi tardi

"Le nostre strutture sono delle bombe sanitarie senza i presidi né le capacità di una struttura ospedaliera. Ci volevano da subito provvedimenti più stringenti e immediati per i soggetti più fragili e problematici"

Avellino.  

A tre settimane dal primo lockdown che ha chiuso l'Italia in casa e reso concreta e urgente la necessità di prepararsi su tutto il territorio nazionale al potenziale dilagare dell'epidemia soltanto oggi l’Unità di Crisi della Campania ha deciso di disporre con la massima urgenza ulteriori e accurati controlli presso le RSA (Residenze sanitarie assistenziali) sull'intero territorio regionale, assicurando ogni supporto utile a prevenire contagi sia tra gli operatori che tra gli ospiti delle strutture.

“Che le residenze per anziani fossero una bomba pronta a scoppiare in questa crisi era chiaro fin dall’inizio. In queste strutture sanitarie ci sono quelli che sono considerati i soggetti più a rischio, non autosufficienti, spesso già affetti da numerose patologie che necessitano di assistenza medica, infermieristica e riabilitativa. E’ possibile che il problema sia stato sottovalutato”.

Camillo Caruso, medico e presidente della Teoreo Le Ville srl di Montefalcione che da decenni opera sul territorio irpino erogando prestazioni socio-sanitarie in RSA essenzialmente a pazienti in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale-Regionale, si dice molto preoccupato per come si sta gestendo l’emergenza sanitaria in relazione alle strutture per anziani.

I casi si moltiplicano. Dalla casa di cura Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia dove ci sono più di 32 positivi alla struttura di Sala Consilina dove si contano già 3 decessi e oltre 40 positivi tra operatori e anziani degenti che ora saranno trasferiti a Eboli presso il Campolongo Hospital (ma il sindaco Cariello ha già fatto sapere che questa decisione non passerà sulla sua testa). In ultimo i due casi di San Giorgio Del Sannio e di Ariano irpino, Villa Margherita e Centro Minerva, dove in questo momento risultano isolate decine di pazienti insieme agli operatori sanitari con almeno dieci decessi sospetti Covid da verificare.

“Chi non è riuscito ad attrezzarsi in tempo purtroppo oggi è costretto ad affrontare situazioni di rischio molto elevato, le Rsa possono diventare focolai di coronavirus da un giorno all’altro, al pari di un ospedale – continua Caruso – Noi abbiamo anticipato di molto i provvedimenti regionali. Appena iniziata l’emergenza mi sono posto il problema innanzitutto di separare le attività di degenza dalle attività ambulatoriali diurne individuando dei locali esterni per abbattere il rischio di contagio e ridurre i traffici di persone ben prima dell’ordinanza n. 16 della Regione Campania. Contestualmente ho chiesto un incontro con il manager dell’Asl, la dottoressa Morgante, alla quale feci presente che le nostre strutture sono delle bombe sanitarie senza i presidi né le capacità di una struttura ospedaliera. Mi fu risposto che la commissione di rischio stava valutando il da farsi, ma mentre la commissione decideva ho vietato le visite a tutti i familiari dei degenti e ci siamo organizzati per collegamenti telefonici e via skype. Dopodiché fortunatamente è arrivata l’ordinanza di sospensione per le attività diurne e allora abbiamo blindato le strutture e organizzato dei turni di lavoro ininterrotti di cinque giorni. Abbiamo sgomberato un salone, lo abbiamo attrezzato con le brandine e ora medici e infermieri restano lì anche di notte accanto ai degenti”.

Questo può bastare a ridurre il rischio secondo lei?

“Ovviamente no, ma teniamo sotto controllo la situazione”.

Ritiene dunque che ci sia stato un ritardo nella macchina dell’emergenza da questo punto di vista? Si poteva agire diversamente?

“Si. In una situazione come questa ci volevano da subito provvedimenti più stringenti e immediati per i soggetti più fragili e problematici. Ma anche per gli stessi operatori sanitari. Tenga conto che in una Rsa il rapporto tra operatore e degente è di uno a uno. Questi parametri sono chiaramente insufficienti. Se risulta positiva una sola persona dobbiamo chiudere tutto, perché non abbiamo operatori che vanno in sostituzione di quelli in quarantena”.

Avete abbastanza dispositivi di protezione?

“Anche qui, abbiamo dovuto fare i salti mortali per reperire duecento mascherine. Abbiamo fatto tutto in autonomia. Dieci giorni fa le nostre associazioni di categoria hanno incontrato la Protezione Civile. Abbiamo proposto la creazione di una task force per le residenze di anziani, abbiamo fatto presente che queste strutture sono polveriere e andavano gestite come si fa per gli ospedali. Ma ho l’impressione che fino a questo momento si ignorasse la dimensione del problema”.

A fronte dell’aggravarsi dell’emergenza la Regione ha chiesto alle case di cura private di intervenire per mettere a disposizione posti letto aggiuntivi. Un “patto” tra sanità pubblica e privata che in una regione come la Campania potrebbe rivelarsi decisivo.

“Certo, è giusto, ed è opportuno che la sanità privata metta a disposizione le proprie strutture di terapia intensiva e i posti letto. Ma anche qui bisogna fare una distinzione. Una cosa sono le cliniche, una cosa le residenze sanitarie. Ci è stato chiesto di ospitare quei pazienti sospetti a cui il primo tampone è risultato negativo, in attesa della conferma del secondo test. In sostanza ci viene chiesto di accettare pazienti che potrebbero aver contratto il coronavirus ma ancora non lo sappiamo. E’ una follia totale. Non possiamo farci carico dei pazienti che non sono stati dichiarati guariti, metteremmo a rischio tutte le nostre strutture! Per questo andrebbero reperite strutture alberghiere da destinare esclusivamente al monitoraggio dei pazienti che sono usciti dalla fase acuta o che sono in attesa di un responso”.