Grazie all’introduzione dell’ecoreato nell’ordinamento legislativo italiano, legalità, ambiente e sviluppo diventano le tre coordinate deputate a garantire la vivibilità dei territori. Il crimine ambientale perpetrato nella Terra dei fuochi, come per l’Isochimica di Avellino, e in tante altre realtà, diventa un reato perseguibile dalla legge, consegnando di fatto centinaia e centinaia di fascicoli alla magistratura, che soprattutto in Campania incrocia preziosi elementi nella lotta alla camorra.
L’arrivo a Nusco di Catello Maresca, Sostituto Procuratore Antimafia di Napoli e Cesare Sirignano, sostituto procuratore antimafia, testimoniano la necessità dell’apertura di una nuova forma di cittadinanza attiva, fatta di denunce e condivisione dei problemi, per sostenere e supportare il lavoro svolto dalla magistratura, ma anche praticare concretamente una cultura della legalità.
Nessun riferimento ad indagini in corso da parte dei due illustri operatori della giustizia, ovviamente, che guardano all’Irpinia come isola felice in cui rifugiarsi per le vacanze estive, ma una lezione sull’importanza dell’educazione e dell’informazione volta alla prevenzione. Catello Maresca come Cesare Sirignano affrontano una vita sotto scorta, in quanto fautori dell’arresto di Michele Zagaria (il primo), scovato in un bunker dopo 16 anni di latitanza e di Antonio Iovine (il secondo), considerato il “ministro dei lavori pubblici dei casalesi”.
Pronto a sottolineare l’eco prodotta dagli assassini di Falcone e Borsellino, e i cambiamenti nella magistratura registrati negli ultimi dieci anni, il sostituto procuratore antimafia Cesare Sirignano, che oggi ha in consegna Antonio Iovine. “Oggi i magistrati sono più presenti nella società, e assumono anche cariche pubbliche, vedi Cantone e De Magistris” ha argomentato. “Le parole del magistrato pesano, e vengono ritenute come unico baluardo della legalità, e unico soggetto a cui delegare rispetto alle regole: questo è sbagliato. Nelle zone in cui sono stati sversati rifiuti perché la popolazione non si è ribellata prima? E perché la Commissione Parlamentare antimafia non ha reagito alle dichiarazioni di Zagaria? Perché la magistratura ha una delega in bianco su tutto, ma quando interviene è sempre troppo tardi e mai sulle cause. E’ arrivato il momento di invertire le cose e di aprirci al cambiamento: c’è bisogno di partecipazione e condivisione” conclude.
“Ogni tanto mi rifugio a Nusco: mi piace com’è e ci aspettiamo che rimanga così” ha spiegato Maresca nell’introduzione dell’intervento. Una dichiarazione che alla fine dell’incontro gli è valsa l’annuncio del conferimento della cittadinanza onoraria da parte del sindaco De Mita. “Caserta 30 anni fa era una provincia in cui si lavorava, e alcuni affaristi scellerati hanno approfittato dell’incapacità della gente e a reagire o a ribellarsi. Quando abbiamo arrestato Zagaria sono rimasto molto deluso: abbiamo trovato un pover uomo, che dalle sue parti considerano erroneamente un mito. Per questo si deve lavorare sull’istruzione, per dare consapevolezza; il passaggio da una singola azione alla formazione di un gruppo è breve e lo scarto dipende dalla reazione della società civile, che può essere di paura o di connivenza”.
Il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso implica la presenza di due fattori: l’aggressione e la vittima; se la seconda diventa passiva, si concretizza il silenzio e l’omertà, quindi la connivenza. “La prevenzione è più importante della repressione, e oggi, la legalità per essere riempita di contenuti deve essere associata all’ambiente, inteso come salvaguardia e tutela del posto in cui viviamo; e deve garantire le condizioni di sviluppo perché l’occupazione deriva dallo sfruttamento positivo delle risorse del territorio”.
Elisa Forte