La singolarità delle amministrative a Castel Baronia, una perfetta parità di preferenze in un sistema maggioritario che decreta il sindaco anche con un solo voto di scarto, accende ancora gli animi. Metà degli elettori minaccia di riconsegnare le tessere elettorali in prefettura per protesta.
Il 26 maggio scorso, nelle due sezioni elettorali, “Uniti per il Castello” e la contrapposta “Viva Castel Baronia”, al termine dello spoglio si sono viste assegnare 438 preferenze.
Una perfetta parità che, evento più unico che raro, ha costretto la prefettura a indire un ballottaggio, tenutosi il 9 giugno successivo, con esito favorevole a “Uniti per il Castello”: sedici voti in più.
Conta che ti riconta, di fronte a margini tanto esigui, i presunti sconfitti di “Viva Castel Baronia” hanno presentato due ricorsi al Tar, contestando alcune asserite incongruità nel corso del primo turno, quello del 26 maggio: votanti, schede e voti non quadrerebbero.
L’inghippo (sempre asserito, sempre presunto) si sarebbe verificato nella sezione n.1 – ma su questo il Tar in una udienza fissata a settembre ha già dato soccombenti i ricorrenti – dove i votanti comunicati alla Prefettura al termine delle operazioni di spoglio erano 512, per poi risultare 511 nel verbali ufficiali: si valuta un ricorso al Consiglio di Stato avverso l'ordinanza di primo grado.
C'è poi un secondo ricorso, presentato dal candidato sindaco Fabio Montalbetti. Questi ha chiesto al Tar una valutazione di una singola scheda annullata dal presidente del seggio. Potrebbe rappresentare la chiave di volta di una parità (438 a 438) che al primo turno in realtà non ci sarebbe più, portando il computo finale a 439 vs 437.
Di qui la rabbia dei 438 (o 439) di “Viva Castel Baronia” e la volontà di riconsegnare le tessere elettorali per protesta.
Il Tar si esprimerà sulla singola scheda il 3 dicembre. Ma il dubbio su 512 e 511 votanti è un nodo che andrebbe sciolto. Anche per la serenità di chi ora governa e dei cittadini.