"Quel minuto e mezzo interminabile e la catastrofe"

E’ il giorno del ricordo. L’Irpinia non potrà mai cancellare quel triste 23 novembre del 1980

Un sisma devastante dall'Irpinia al Vulture, a cavallo tra le province di Avellino, Salerno e Potenza. I comuni più duramente colpiti, Castelnuovo di Conza, Lioni, Conza della Campania, Laviano, Sant'Angelo dei Lombardi...

Sant'Angelo dei Lombardi.  

 

di Gianni Vigoroso

E’ il giorno del ricordo. Non sarà mai facile dimenticare quella dolorosa sera del 23 novembre 1980. Interi paesi rasi al suolo. Numeri impressionanti  di un disastro avvenuto in poco più di un minuto interminabile.  2914 morti,  8.848 feriti, circa 280.000 sfollati.

Un sisma devastante  dall'Irpinia al Vulture, a cavallo tra le province di Avellino, Salerno e Potenza. I comuni più duramente colpiti, Castelnuovo di Conza, Lioni,  Conza della Campania, Laviano, Sant'Angelo dei Lombardi.

Fate presto titolò il Mattino. Fu una corsa contro il tempo per salvare chi era ancora vivo e per aiutare e per aiutare gli sfollati. In Irpinia giunse il presidente della Repubblica Sandro Pertini. Partirono gli aiuti da ogni parte della nazione ma anche dall'estero. Una pagina di solidarietà indescrivibile. Fu in quei giorni di dolore, su quelle macerie, che nacque la Protezione Civile, diventata oggi l'orgoglio di un'intera nazione. Sull'anniversario di quella tragedia è intervenuto anche il sindaco di Avellino, Vincenzo Ciampi: «C'è un orario e c'è una data che noi avellinesi non potremo mai dimenticare. Un orario ed una data che ci fanno sentire, almeno per un giorno, tutti più uniti, tutti figli di questa nostra amata terra, tanto amata quanto disgraziata. La data è quella del terremoto: 23 novembre 1980. Impresso nella nostra mente anche l'orario: le 19.34. Ogni anno, dopo 38 anni, sembra che il tempo si sia fermato lì. Chi c'era, ricorda con esattezza cosa faceva in quel momento, a quell'ora, in quel preciso istante. La terra tremò in Campania e Basilicata, con epicentro in Irpinia, per circa 90 interminabili secondi. Un minuto e mezzo che rase al suolo interi paesi provocando circa 3000 morti, 9000 feriti, 300 mila senza tetto e 150 mila abitazioni distrutte, interi paesi isolati per giorni. Solo nella nostra città si contarono 82 morti».

«82 vittime innocenti - continua Ciampi - che oggi ricordiamo con semplicità ma anche con grande dolore. E' un dolore che non potrà mai finire, Avellino e l'Irpinia hanno pagato un tributo di sangue troppo alto. Da quel giorno, qualcosa si è spezzato per sempre. Tutto è cambiato: il nostro capoluogo ha perso la sua identità. Da una città comunità – in cui, ad esempio, mamme, massaie, bambini si incontravano al mercato in pieno centro, a Piazza del Popolo – si è passati ad una città indefinita, oggi figlia di una ricostruzione scriteriata, senza senso ma, soprattutto, senza amore e senza calore, senza una progettualità ben precisa. Una ricostruzione che ha inseguito quasi sempre solo e soltanto il denaro facile ma che non mai più ricreato la città di una volta, quella città vera, vivace, da vivere, quella città semplice e a misura d'uomo che prima del terremoto tutti ci invidiavano. In più, tutto il fiume di denaro che è arrivato, non è nemmeno servito a ricostruirla per intero la nostra Avellino».

«Ma oggi - conclude il sindaco -  ci piace ricordare anche l'impegno di molti sindaci nella ricostruzione e quello dei volontari di tutta Italia in uno scenario post bellico. Il terremoto dell'Irpinia ha fatto sì che nascesse la Protezione Civile, ha impresso una spinta notevole al mondo del volontariato. Il “nostro” sisma ha anche insegnato tanto in materia di sicurezza e prevenzione. A noi sindaci, a noi amministratori, il compito di far applicare e di far rispettare le norme e di essere al fianco del sistema Protezione Civile, oggi molto valido ed attivo, affinché l'insegnamento del 23 novembre del 1980 non resti vano».