Resteranno solo i vecchi: ecco la Campania tra qualche anno

I dati Istat sono impietosi. Ma solo per il Sud, prevista una drastica riduzione degli abitanti.

In Campania a rischio estinzione centinaia di paesi. Minima l'incidenza degli immigrati. Cresce solo l'aspettativa di vita. L'età media della popolazione sarà a breve di 50 anni.

di Luciano Trapanese

Il Sud sarà un deserto abitato da anziani. Non è lo scenario di un racconto di fantascienza, ma le previsioni di un approfondito e recentissimo studio dell'Istat. In Italia saremo 59 milioni nel 2045, 54,1 nel 2065. Oggi siamo 60,6. Un calo importante, ma che diventa ancora più preoccupante se si considera un dato: il declino della popolazione riguarderà solo il Mezzogiorno. Altrove il numero degli abitanti resterà invariato. Per capirci: i meridionali saranno il 29 per cento della popolazione complessiva, oggi sono il 34.

Se poi si considera che l'aspettativa di vita crescerà di cinque anni (86 anni per i maschi, 90,2 per le femmine), l'incidenza della terza età sarà ancora più elevata (e l'età media è destinata a superare i 50 anni).

Gli immigrati – sempre secondo l'Istat – non avranno un ruolo significativo sulla situazione anagrafica del Paese, insomma niente invasione. Tra chi parte e chi arriva il saldo sarà favorevole ai secondi. Ma di poco. Nel lungo periodo non si esclude neppure la possibilità che gli emigranti siano più degli immigrati. E il numero complessivo di immigrati da qui al 2065 non dovrebbe superare i 2 milioni e mezzo di abitanti.

Tutto questo nonostante le statistiche prevedano l'aumento della fecondità delle donne (da 1,30 a 1,50). Insomma, le future nascite non compenseranno i decessi. Si passerà gradualmente da – 200mila l'anno a -400mila nel medio e lungo termine.

E tutto questo accade mentre in molte parti del mondo (Africa in particolare), il boom anagrafico è ormai fuori controllo.

La Campania dovrebbe perdere circa due milioni di abitanti. Passando da cinque a tre. I paesi a rischio estinzione sono centinaia. E se hanno visto in questi decenni una graduale riduzione della popolazione, da qui al 2065 il calo sarà verticale: nascite quasi zero e tanta emigrazione.

Del resto basta fare un giro nei piccoli comuni dell'Irpinia, del Sannio o del Cilento per avere un quadro più o meno preciso di quello che sta succedendo. Ed è facile immaginare quello che accadrà, da qui a qualche anno.

Lo spopolamento è questione antica, ormai. Ma i dati Istat confermano una accelerazione senza precedenti, consegnano la consapevolezza che tra alcuni decenni la Campania e tutto il Mezzogiorno saranno ben oltre il baratro.

La questione dovrebbe essere ai primi posti nell'agenda del prossimo governo. Eppure – nel “contratto” che stanno stipulando 5Stelle e Lega – almeno per ora non se ne parla. Sono preminenti altre presunte emergenze: la sicurezza (in Italia da due anni si registra una drastica riduzione dei reati), gli sbarchi (nei primi quattro mesi -85 per cento), la legge Fornero (in molte zone d'Italia lavora un giovane ogni due abitanti, il sistema è già prossimo al collasso), il reddito di cittadinanza (se non c'è prima una drastica redistribuzione delle risorse, difficile ipotizzarlo), la giustizia e infine, accennato per obbligo di firma, il conflitto d'interessi.

Tra le analisi dell'Ismez (sempre più Cassandra per le sorti del Sud), e questo studio dell'Istat, è difficile capire come si possa continuare a ignorare una situazione che viaggia inevitabile verso la disgregazione sociale, la morte annunciata di interi pezzi del Paese. Un impoverimento che non potrebbe – oltretutto – che coinvolgere anche il resto d'Italia.

Il Mezzogiorno avrebbe bisogno di una strategia, progetti e la capacità di realizzarli, una classe dirigente illuminata, una rinnovata speranza verso il futuro. E invece resta invece nel limbo, solo promesse non mantenute. E spesso, neppure di quelle. Semplicemente non c'è. Anche se – bisognerebbe ricordarlo – i 5Stelle proprio qui hanno fatto il pieno di voti. E non solo per la mancetta del reddito di cittadinanza.