Prendiamo a calci la camorra: qui non si passa

Manifestazione a Montoro per i sindaci sotto attacco. Molti politici, ma anche tanti giovani.

Striscioni, cori, applausi e commozione. La risposta dell'Irpinia al crimine organizzato.

Montoro.  

Se qualcuno si aspettava una risposta alle intimidazioni nei confronti dei sindaci irpini, ebbene quella risposta è arrivata. Pochi minuti fa, a Montoro: tantissime persone, molti ragazzi. Tutti insieme per esprimere la piena, incondizionata e totale solidarietà al sindaco del paese, Mario Bianchino, e al collega di Monteforte Irpino, Costantino Giordano.

Striscioni, manifesti. Una piccola marcia che ha attraversato via Roma per fermarsi davanti al comune.

Non sono mancate le istituzioni. Anzi. C'erano tutti, o quasi. Parlamentari, sindaci, Chiesa.

E' stato un no secco, deciso, senza tentennamenti, alla camorra, al crimine. A chi insidia il vivere civile in queste terre.

Come si ricorderà Bianchino ha subito una serie di intimidazioni. L'ultima, la più grave, una decina di giorni fa, quando gli è stata incendiata la vettura. Per il suo omologo, Giordano, lettere minatorie, pallini di piombo, ruote squarciate.

Nicola Mancino, un passato da ministro dell'Interno, conosce bene le dinamiche criminali di questa provincia. «I problemi – ha dichiarato – arrivano spesso dai confini. La nostra non è più un'isola felice, ma i confini sono altamente infelici. Sull'attentato al sindaco è difficile al momento dire se sia o meno stata la camorra ad agire. Ma in qualunque caso resta un episodio inquietante».

Mario Bianchino si è visibilmente commosso. «Sono quasi sorpreso da tanta solidarietà. Ho rivisto tanti volti, tante persone con le quali ho condiviso battaglie di civiltà. Difficile non parlare, per quello che è accaduto nei giorni scorsi, di possibili infiltrazioni della malavita organizzata».

Massimiliano Manfredi, della commissione parlamentare antimafia, non ha fatto mancare il suo sostegno ai primi cittadini sotto attacco. «La direzione distrettuale antimafia sta monitorando con attenzione l'Irpinia. La situazione più complessa è stata accertata a Pago Vallo Lauro. In quel territorio, o meglio nella zona tra il Nolano, il Mariglianese, il Vesuviano e la Bassa Irpinia, la camorra è arrivata molto prima della politica nell'unificazione dei territori».

Beh, a dire il vero lì è arrivata – quella unione criminale dei comuni – più di trenta anni fa, con le “nozze” tra i Cava e Fabbrocino ai tempi del superboss Carmine Alfieri, ed è poi continuata fino a oggi.

C'era anche il vicario del vescovo di Salerno, don Biagio Napolitano. «C'è una forte reazione di civiltà che riuscirà a dire no a quei pochi che hanno scelto di vivere fuori dalla legalità».

Il governatore Vincenzo De Luca non è potuto essere presente per una improvvisa influenza. In sua rappresentanza uno dei fedelissimi di sempre, il vice presidente Fulvio Bonavitacola.

Come detto tante le figure istituzionali e i politici. Oltre a Nicola Mancino, Rosa D'Amelio, Valentina Paris, Luigi Famiglietti, Enzo De Luca, Carlo Iannace, Enzo Alaia, Roberta Santaniello. E tanti sindaci, tra gli altri: Foti (Avellino), Giuditta (Summonte), Palmieri (Montemarano), Vignola (Solofra), Nunziata (Forino), Del Gaizo (Contrada), Spagnuolo (Atripalda) e Carullo (Atripalda).

Ma è stata soprattutto la presenza di tantissimi ragazzi a dare un segno forte. Una risposta importante. Un vero calcio nei fondelli alla camorra che vuole di nuovo mettere le mani sul loro futuro.

elleti