“A breve incontrerò i vertici dell’Asl provinciale e il commissario Ferrante per fare il punto della situazione sul Di Guglielmo, e capire come intervenire per risollevare la struttura”. Così Marcello Arminio, primo cittadino di Bisaccia, pronto a confermare l’apertura di una nuova stagione per la Struttura Polifunzionale per la Salute, che a tre anni dalla riqualificazione stenta a collocarsi come presidio per la salute. Bisaccia è stato uno dei pochi comuni su tutto il territorio regionale a pagare lo scotto della riqualificazione della rete ospedaliera, e tutt’oggi lamenta una scarsa attenzione da parte dell’Asl provinciale e soprattutto da parte della Regione, che ha dato poco licenziato il nuovo piano ospedaliero.
A sollecitare la Regione Campania infatti, è stato delegato il numero due dell’amministrazione, Donato Tartaglia, che in un recente incontro con l’esecutivo Caldoro, ha ottenuto la riapertura “del caso Di Guglielmo”. Avviata nel 2011, la riqualificazione della struttura non è stata ancora ultimata: un sospeso che ha congelato di fatto, le prospettive di sviluppo immaginate dalla compagine di Marcello Arminio. In questi anni è stato celebrato il taglio del nastro per la Sire, e l’Hospice, ma manca all’appello la Rsa, che resta un progetto annunciato solo su carta. Il personale impiegato, circa cento unità fra medici, infermieri e altri operatori attendono l’arrivo dell’attrezzatura per aprire concretamente il presidio Psaut, e garantire una postazione di primo soccorso per il territorio.
Fra le richieste avanzate a Caldoro, e che saranno illustrate anche a Via degli Imbimbo, una dotazione degli elementi di base per garantirne un pieno funzionamento, senza escludere un intenso lavoro degli amministratori, determinati a redigere un piano più dettagliato per integrare la medicina di base e il collegamento con gli altri plessi. L’elemento di novità introdotto dal vice sindaco nel colloquio con Caldoro, la disponibilità a cedere una parte della struttura per ospitare la lungodegenza; una unità operativa cancellata dal piano ospedaliero precedente, che non ha trovato misure compensative sul territorio. Il trattamento delle acuzie non esiste più sul territorio provinciale.