Niente soldi, tagliati i contributi anche alle ragazze madri

La denuncia di una delle mamme. Le responsabilità della Provincia.

«Ho contattato il presidente, mi hanno chiuso il telefono in faccia». Il taglio solo in Irpinia. De Blasio: per ora possiamo erogare solo le quote di Regione e Comune.

Atripalda.  

 

di Luciano Trapanese

Taglio su taglio, hanno tolto i contributi anche alle ragazze madri. Una sforbiciata che rischia di creare ulteriori danni a una categoria già molto fragile (include le mamme di figli non riconosciuti dal padre e che hanno un reddito annuo inferiore a settemila euro).

Sandra Schweitzer è una di queste mamme. E' residente a Chiusano San Domenico, ma da qualche anno abita ad Atripalda.

«Ho una figlia di 13 anni, quel contributo mi è indispensabile, soprattutto ora che iniziano le scuole superiori».

Non immaginate chissà quale contributo, naturalmente. Si tratta di un aiuto, che spesso diventa necessario.

«Sì, si tratta di 600 euro erogati ogni tre mesi, a gennaio, aprile, luglio e ottobre. Non è tanto, ma grazie a quei soldi posso garantire tante cose alla mia bambina».

Sandra percepisce quell'aiuto da tredici anni.

«Mi è stato concesso in Umbria, dove vivevo prima di trasferirmi in Irpinia. Ma da questo mese quei soldi sono stati ridotti di un terzo e nessuno mi spiega il perché».

Il contributo viene versato da Regione, Provincia e Comune. Duecento euro a testa. Ed erogato dal Piano di zona. A tirarsi indietro è stata l'amministrazione provinciale.

«Ed è accaduto – spiega Sandra – solo qui, nel resto d'Italia non è cambiato niente. Ho chiesto più volte di parlare con il presidente Gambacorta, ma è stato inutile. Nell'ultima telefonata, e stavo solo chiedendo con gentilezza dei chiarimenti, un dirigente mi ha chiuso il telefono in faccia».

Come detto quei soldi sono indispensabili per Sandra.

«Lavoro da anni in un call center. Guadagno non più di 400 euro al mese. Può capire come sia difficile andare avanti. Chiaro che sarei ben contenta di guadagnare qualcosa in più e non dover più fare affidamento su quel contributo. Ma di questi tempi non è così semplice».

Nel solo piano di zona di Atripalda sono 40 le ragazze madri che percepiscono il contributo.

«Non abbiamo ancora fatto fronte comune, per ora ognuna si muove come può. Ma sarebbe utile far sentire compatte la nostra voce».

Abbiamo raggiunto Carmine De Blasio, direttore del piano di zona ambito a 4, lo stesso che si occupa dell'erogazione alle ragazze atripaldesi di quel contributo.

«La questione – ci spiega De Blasio– è tutta legata alla Provincia. L'ente passa da una incertezza all'altra. Fino a qualche mese fa sembrava scontata la chiusura. Ora si parla d'altro. Nel frattempo Palazzo Caracciolo non ha comunicato se nel 2017 prevede la copertura della sua quota da destinare alle ragazze madri. Niente, nessuna decisione. Nessuna comunicazione. Abbiamo quindi erogato solo i fondi concessi da Comune e Regione. Se la Provincia dovesse decidere di continuare a versare quanto dovuto, potremmo reintegrare quei soldi alle ragazze madri nelle erogazioni successive».

«Questo contributo – aggiunge De Blasio – va comunque a incrociarsi con quello del Sia (Sostegno per l'inclusione attiva), che potrebbe presto sostituire l'attuale contributo con una misura più strutturata e personalizzata, in grado anche diventare un sostegno sociale e lavorativo».

Nel frattempo, alle ragazze madri, resta solo quel taglio. E – chissà perché – solo in Irpinia.