Papà vive ancora, quando il nostro presepe gigante prende vita

Due fratelli e un presepe enorme. Pastori che si muovono da soli. Un'idea mastodontica. Ascoltala

«Per me Natale era stare con papà. O, meglio, papà era il Natale. Qualche anno prima di morire, comprò due pastori in resina. Li conservo ancora gelosamente. Per ricordare mio padre è nato “Il Presepe in una stanza”»

Montefredane.  

 

di Andrea Fantucchio

«Per me Natale era stare con papà. O, meglio, papà era il Natale. Qualche anno prima di morire, comprò due pastori in resina. Li conservo ancora gelosamente. Per ricordare mio padre è nato “Il Presepe in una stanza”. Un progetto ambizioso: riempire un intero vano con i pastori e l’ambientazione del Presepe. Così che chi entra nella stanza, si trova all’interno dell’opera. Letteralmente». Giuseppe Moriano, 26enne irpino di Montefredane. Racconta a "Ottopagine" il suo progetto. Un presepe mastodontico e bellissimo. Nel quale i pastori si “muovono da soli”.

Tutto è nato, lo avete letto, per ricordare il padre che non c’è più. (Alla fine dell'articolo: guarda la gallery fotografica)

Giuseppe racconta: «Sette anni fa nacque l’idea del “Presepe in una stanza”. Ora finalmente siamo giunti alla fine. Da piccoli facevamo sempre il presepe in famiglia. Questione di simboli e tradizioni. Si stava insieme, si attendeva la mezzanotte, si respirava davvero Natale. Non l’ho mai dimenticato. Piacevole nostalgia. Con questo progetto abbiamo fatto rivivere la nostra storia».

Più di un presepe. Corredato di giochi d’acqua a grandezza naturale. Con 25 pastori in movimento. Immaginate fornai, falegnami, carpentieri, che si muovono in modo automatizzato. E altri trenta pastori in terracotta distribuiti sui tre piani. Venticinque fontane zampillanti. Ogni dettaglio è studiato ed è costato tanta fatica.

Il segreto è la passione: «Amo fare il presepe, ma sono anche piuttosto “geloso” del mio lavoro. Forse è per questo che ho consentito solo alla mia fidanzata e a mio fratello di aiutarmi. Dietro un progetto simile c’è un lavoro quotidiano e certosino. E’ difficile supportarmi e soprattutto “sopportarmi” durante l’assemblaggio».

Si guarda al futuro: «E’ previsto un ulteriore ampliamento. Ovviamente ancora top secret. Quando penso al presepe sono un fiume in piena. Quindi non è detto che l’idea di oggi, sia la realizzazione definitiva di domani. Spero solo che piaccia. E che soprattutto riesca a far sentire il Natale. Nella sua autenticità: solidarietà, umanità, calore, famiglia».

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