Tufo

 

di Andrea Fantucchio

“Quando tornerò in Irpinia vorrei parlare di cose belle. Magari del vino. E non più di inquinamento come sono chiamato a fare oggi. Già negli anni ’80 visitai l’Isochimica. Il proprietario, Elio Graziano, si vantava di aver trovato il modo migliore e meno dannoso di smaltire l’amianto. Inutile dire che quello che vidi era davvero terribile. Gli operai costretti a lavorare in assenza di condizioni di sicurezza. Scoibentavano le carrozze a mani nude”. Esordisce così a Tufo il dottor Gianni Tamino, docente di biologia generale presso l’università di Padova e uno dei maggiori esperti in materia di tutela ambientale premiato recentemente col riconoscimento internazionale, “Verdi, ambiente e società”.

Fra l’altro Tamino è stato anche membro del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.  

Il suo intervento conclude l’incontro organizzato ieri a Tufo dall’associazione "Vallea Terra e Libertà" in collaborazione con "Salviamo la Valle del Sabato" e "Isde medici per l'ambiente".

Un incontro di sensibilizzazione che si inserisce nel solco delle attività precedenti svolte da comitati e liberi cittadini.

 “Continuiamo a dire da anni – spiega Tamino – che tutti gli organismi sono in relazione fra loro e scartano materiali che producono inquinamento: le deiezioni, i corpi in decomposizione”.

“La rivoluzione industriale – continua – ha però cambiato le regole del gioco. Quando abbiamo sostituito la logica del profitto a quella del progresso si è messo un bastone nella ruota. Facendo fermare la macchina che ci trasporta tutti. Produciamo più di quello che serve per incrementare il guadagno aumentando i consumi. Una crisi economica, ma anche ambientale, sociale, politica”

“Ma un cittadino – conclude - non è felice se vive soltanto orientato all’accumulo di beni e per il profitto, ma se ha buone relazioni con altri esseri umani e con la natura. Solo questo può rendere felice una persona. Il cambiamento però non può essere imposto ma deve essere desiderato. Dalla comunità. Ed è per questo che iniziative come quelle di stasera sono fondamentali”.

Un parere che trova allineato anche il presidente "Isde Campania" Gaetano Rivezzi che va giù duro contro le amministrazioni locali ree di, “non aver fatto abbastanza per questo territorio. Purtroppo vorrei poter dire che torneremo a fare il bagno nei nostri fiumi. Come mostrato dal filmato ad inizio convegno. Ma non sarà così. Almeno non a queste condizioni. Se infatti è necessaria la presenza di tutti è pur vero che senza le istituzioni ogni cambiamento è impossibile. E queste istituzioni sono spesso troppo assenti”.

Un quadro chiarito da Nicola Acone, direttore del dipartimento di malattie infettive presso l’azienda ospedaliera Moscati. Il quale spiega che, in casi come quello della Valle del Sabato, a scappare per primi, spesso, sono proprio i sindaci.

 “Sbaglia – dice Acone – chi pensa che l’inquinamento di Avellino si fermi a Borgo Ferrovia. E al nucleo industriale. Significa non considerare le polveri sottili trasportate dal vento o il particolato nocivo che respiriamo. Anche quello prodotto dalle auto. Spesso l’insorgere di una certa malattia in più casi nella medesima area geografica può evidenziare come la presenza di alcuni agenti inquinanti sia di molto superiore alla norma. E’ per questo che pretendiamo che siano realizzati controlli epidemiologici a tappeto nel territorio della Valle del Sabato”.

Prima di continuare con gli interventi, facciamo un passo indietro. Al momento della nostra partenza. Per capire lo stato d’animo di chi ha sposato la causa della Valle del Sabato.

Partiamo da Piazza Castello ad Avellino intorno alle 17. Destinazione Tufo. I nostri compagni di viaggio, Rocco Buonomo e Ranieri Popoli, ci parlano dell’associazione "Vallea Terra e Libertà" che ha organizzato l’incontro.

Nata in primo luogo per riassumere le esigenze di una comunità, quella tufese, che si confronta con le problematiche ambientali quotidianamente. Denunciando in particolar modo l’inquinamento dei fiumi.

Ricordiamo lo sversamento di lastre d’amianto che dopo tre mesi sono in parte ancora distribuite fra le coste e le acque del Sabato. Ottopagine ve l'ha segnalato con tanto di foto senza però avere reazione o risposte dall'amministrazione Donnarumma.

In piazza ci accoglie un monumento dedicato ai minatori. Emblema di quando Tufo era una terra di immigrazione grazie alla presenza dello zolfo che aveva permesso di dar vita ad una solida realtà industriale.

Zolfo che ancora oggi contribuisce a conferire al celebre Greco, vino famoso nel mondo, il suo tipico e inimitabile sapore.

Superata la ragnatela di vicoletti caratteristici, arriviamo al castello. Il salone è già gremito nonostante manchi ancora mezz'ora alle 18 orario scelto per la partenza.

Apre le danze il dottor Franco Mazza che ribadisce quanto detto negli incontri precedenti: il territorio della Valle merita al più presto controlli epidemiologici per chiarire i dati sui troppi morti per tumori e leucemie. Cifre che vanno di pari passo con la presenza oltre la norma di agenti inquinanti di varia natura: fra gli altri polveri sottili nell’area, metalli pesanti nel terreno, pesticidi che pregiudicano le produzioni agricole.

L’intervento di Salvatore di Marzo si collega alla bisogno di prevenzione mettendo in luce anche il punto di vista di un imprenditore vitivinicolo. Di Marzo sottolinea l’importanza che un territorio salubre gioca nella promozione del prodotto. E spiega quanto invece nocivo potrebbe rivelarsi il binomio valle del Sabato uguale Valle dei tumori.

“Per questo – insiste  Salvatore – ognuno di noi deve fare la sua parte affinché questo territorio sia preservato e poi valorizzato”.

Antonio Emma si porta dietro il fuoco di chi ha dedicato la vita alla causa ambientalista. In prima linea a Chiaiano quando si discuteva dello smaltimento dei rifiuti. Presente nelle maggiori lotte ambientali del meridione.

“Non so – dice – se avrò possibilità di veder attuare il cambiamento che ho sempre sperato. Ma i giovani devono prendere il nostro testimone. E continuare la nostra battaglia. Bisogna pungolare l’attenzione pubblica e i politici che spesso sono assenti. A partire dagli amministratori locali. Troppo spesso si è fatto l'esclusivo l’interesse delle grandi multinazionali”.

A sentire parlare di rifiuti a tanti viene in mente la discarica che si voleva fare a Difesa Grande. Dove furono proprio i cittadini ed i comitati a fermare tutto.

Vito Carbone, attraverso la sua esperienza di geologo ed esperto di tutela e risanamento ambientale fluviale, parla dell’inquinamento al quale sono esposti i nostri corsi d’acqua. Così, come un intervento consistente, richiede anche il comparto agricolo. Evidenzia la questione il riferimento Stapa e Cepica Avellino, Claudio Ansanelli.

L’incontro si conclude con un viaggio nelle cantine Di Marzo. Dove ci accoglie Ferrante Di Somma, erede proprio dei Di Marzo che produce il Greco di Tufo dal 1600. Ferrante è un vulcano in eruzione che parla quattro lingue e ha girato il mondo.

Ci introduce nei locali della sua cantina che sono un vero museo nel quale è raccolta la storia del borgo irpino.

A partire dalle foto in bianco e nero che mostrano le due storiche “miniere rivali”: quella di Tufo che apparteneva ai Di Marzo e quella di Montella che era dei Capone.

I quali fecero causa ai tufesi accusandoli di aver sconfinato nel loro territorio. E dopo aver vinto chiamarono la miniera, vittoria. Ma gli operai di Di Marzo  non si arresero e trovarono un’altra zona di estrazione dello zolfo, poi emblematicamente chiamata miniera riscossa.

Un viaggio quello nella cantina di Marzo che riunisce tutti i protagonisti di questa lotta all’inquinamento della Valle del Sabato. Una grande famiglia che non ha intenzione di fermarsi.

(Oltre ai già citati è doveroso ricordare Gabriele Lepore e Mauro Palladino. Ottopagine li ringrazia con molto affetto).