Il dibattito in merito alla Riforma Costituzionale del 4 Dicembre prossimo si fa sempre più acceso. Diversi i comitati sia a sostegno del Si che a sostegno del No, costituiti nelle ultime settimane nel Sannio. Agli inizi di Settembre, dalle colonne di questo quotidiano annunciavamo la nascita di un comitato di giovani sanniti che sostengono il No. Una aggregazione interpartitica che vede come protagonisti i giovani del coordinamento si Forza Italia e quelli dell’Udc. Tra questi anche il coordinatore provinciale vicario di Forza Italia Giovani membro del comitato ‘’Giovani Sanniti per il No’’, Gabriele Di Marzo, che spiega il perché del suo No alla modifica della Carta Costituzionale. ‘’ La riforma si può innanzitutto obiettare su due fronti principali, quello del metodo e del merito. Approfondendo il primo aspetto, e’ bene ricordare che una riforma costituzionale non rappresenta una modifica di una norma secondaria e l’approvazione di un decreto legge. La Costituzione, contente appunto norme costituzionali che dovrebbero essere chiare e non incomprensibili, rappresenta la linea guida di tutti quei provvedimenti che ne seguiranno consequenzialmente. Non si può pensare di sostituire completamente buona parte di essa solo per giustificare un finto superamento del bicameralismo perfetto, o un’altrettanta finta abolizione delle province. Nel metodo la riforma pecca pesantemente di colpi di fiducia. Abbozzare una riforma significa avere la più ampia maggioranza possibile. In questo caso, e mi sembra evidente, così non e’ stato. Far finta di abolire il bicameralismo perfetto o allo stesso tempo fare una finta abolizione delle province mi sembra troppo davvero. Troppo perché nello specifico sia l’uno che l’altro non sono superati.’’ Continua Di Marzo.
‘’ Da diversi anni si parla di abolizione delle Province. Personalmente sono stato da sempre contrario. Abolire un ente vicino al cittadino e’ sempre un’errore. Allora perché non abolire le Regioni? L’unico a dire questo era stato l’ex Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. Lo diceva, tra lo stupore generale, non avendo tutti i torti. In verità le Province fino ad oggi non sono state concretamente abolite: esiste un Consiglio Provinciale, esiste un Presidente della Provincia. I servizi, anche quelli basilari si manutenzione stradale, non sono offerti. Tagliati i fondi ma non le funzioni. O forse ancora una volta si toglie la possibilità al cittadino di esprimersi democraticamente? Queste cosiddette elezioni di secondo livello, che vedono i cittadini non protagonisti di importanti scelte politiche, non mi vedono affatto d’accordo. Assodato quindi il fatto di essere completamente in disaccordo sulla abolizione delle Province, credo che anche i Comuni debbano avere maggiore agibilità politica e finanziaria. Altrimenti riduciamo tutto come i Comuni in Francia, una bandiera e due stanze. Il cittadino vede l’ente Comune e, qualora funzionasse in pieno, anche la Provincia, come enti vicini. Perché e’ evidente che i problemi il cittadino li espone prima di tutto agli enti territoriali anche fisicamente più vicini. E i Comuni lo sono in tutto e per tutto. Centralizzare alcune competenze da Regione a Stato centrale potrebbe risultare poco efficace. Con una buona organizzazione e decentralizzazione di alcune competenze, rivestendo di maggiore importanza i Comuni stessi, potremmo avere un sistema sicuramente migliore. I problemi del territorio li conoscono gli amministratori locali.’’
Redazione