di Siep
Le fiamme le hanno devastato il corpo, ma non le hanno tolto la voglia di vivere. Le fiamme le hanno deturpato viso e corpo, ma lei, Carla, continua a lottare ogni giorno. 21 interventi chirurgici non le hanno ridato la normalità. Non le hanno restituito i suoi lineamenti. Per questo scrive al presidente della Repubblica Italiana, perchè le pene la legge sia più severa con chi, come è accaduto a lei, è stata sfregiata, uccisa dentro. ”Caro presidente, sono Carla Caiazzo". Comincia così, la lettera indirizzata al Quirinale dalla trentottenne napoletana bruciata viva a Pozzuoli dal suo ex "nonché - ricorda - padre della bimba che portavo in grembo". Ventidue righe in cui Carla, attraverso "Repubblica", si rivolge direttamente al capo dello Stato, Sergio Mattarella: "Ti scrivo perché oggi, più che mai, da vittima voglio rappresentare un momento di riscatto e di riflessione per tutte le donne che subiscono, in silenzio, le violenze dei propri uomini. Occorre fare qualcosa. Subito". Un tipo di violenza che, secondo Carla, dovrebbe prevedere una fattispecie giuridica ad hoc, con relative sanzioni commisurate alla gravità del fatto. Il suo aggressore, l'ex compagno Paolo Pietropaolo, è in carcere e sotto processo con rito abbreviato: i pm hanno chiesto per lui una condanna a 15 anni di carcere, per tentato omicidio e stalking.
Introdurre nel Codice penale il reato di omicidio di identità, «una nuova figura che punisca severamente coloro che colpiscono le donne e soprattutto le cancellano dalla società civile». È la proposta-appello che Carla rivolge a Mattarella. In quelle 32 righe Carla, la donna ricorda il dramma suo, di Lucia Annibali e di altre donne vittime di aggressioni volte a deturparle, a cancellarne l'identità femminile: «Il mio aggressore mi ha ammazzato lasciandomi viva. Siamo vittime - scrive - di chi ha voluto cancellarci, distruggere, deturpare il nostro viso, quello che ci consente di riconoscerci e renderci riconoscibili alla società».