di Andrea Fantucchio
“Non era mai stata ordinata dalla magistratura la demolizione della vasca di raccolta castagne né del capannone che la conteneva. E' perciò da biasimare la condotta dei nostri amministratori e funzionari comunali, che si sono resi compagni volontari di un'ingiustizia, nonostante la sospensione del Tar di Salerno. La maggioranza consigliare ha attivato il così detto fondo di rotazione presso la cassa depositi e prestiti per l'accensione di un cospicuo mutuo atto a finanziare la demolizione esponendo, oltre tutto, il comune di Montella a un rischio di sovra-indebitamento”. L'imprenditore Alfonso Garofalo pretende giustizia.
Dopo che più volte era stato tentato impropriamente, come oggi ha chiarito la legge, di demolire una vasca interrata e il capannone che la conteneva.
I fatti risalgono al 8 settembre scorso. Ottopagine ve l'ha raccontato.
Quel giovedì mattina un notevole dispiegamento di forze dell'ordine (vigili del fuoco, carabinieri, polizia, vigili urbani e persino i celerini di Napoli) si era presentato dinanzi all'ingresso dell'azienda montellese Alfonso Garofalo a San Salvatore. Per realizzare una demolizione.
I proprietari si erano barricati all'interno dell'azienda. E non intendevano cedere. La signora Garofalo attraverso Ottopagine aveva anche comunicato le sue rimostranze.
"Sto vivendo una vero e proprio sopruso – aveva testualmente dichiarato - il provvedimento che stanno mettendo in atto si riferisce ad un'ingiunzione emessa dalla Procura Generale di Napoli per la demolizione di una vasca interrata per la raccolta di castagne. Ingiunzione emessa nel luglio 2015. Vi è un decreto di sospensione e un incidente di esecuzione con udienza fissata al 19 ottobre. Poi il sostituto Procuratore, dottor Ugo Ricciardi, ha inteso dare ugualmente esecuzione alla sua ingiunzione che, perciò, riteniamo illegittima".
Resistenza che anche grazie all'intervento dei legali aveva spinto il capo della Digos a disporre la sospensione degli interventi delle forze dell'ordine. Delimitando l'immobile incriminato, per poi decidere il da farsi.
Ora la corte d'appello di Napoli ha revocato l'ingiunzione a demolire dando di fatto ragione ai Garofalo.
“Questo – conclude Garofalo – non è lo spunto per una polemica ma solo la pacata riflessione sul significato di "giustizia". Sulla fretta nel cercare di colpire presunti colpevoli con l'intimo desiderio di percorrere scorciatoie pericolosamente antidemocratiche. Ringraziamo i carabinieri, il vicario del questore di Avellino Amodeo, il capo della Digos, il dottor Cutolo, e i vigili del fuoco nonché gli operatori del 118, per aver sospeso la loro azione di demolizione. E ovviamente grazie per lo splendido lavoro svolto ai nostri legali Massimo Preziosi, Giancarlo Mazzeri, Donato Cicenia e Giovanna Perna”.