Rischia di scatenarsi il caos sul famoso parere ministeriale sulle indennità dei consiglieri comunali. La caccia al documento si scatenerà questa mattina a Palazzo Guerra, proprio mentre dal secondo piano ci si sarebbe affrettati a richiedere un nuovo parere al Ministero dell’Interno. Già perché in quello arrivato a fine settembre in Prefettura, il 22 e trasmesso al Comune, ci sarebbero passi contrastanti, di difficile interpretazione. Insomma, alla resa dei conti, il parere darebbe ragione proprio ai consiglieri che hanno da sempre contestato la decisione unilaterale di un’ulteriore sforbiciata del 30% delle indennità di presenza a Palazzo Guerra. Soprattutto alla luce del fatto che sul decreto legislativo numero 267 del 18 ottobre 2000, il Comune di Salerno si era subito adeguato ai tagli dei compensi.
Successivamente, ci sarebbe stata l’ulteriore riduzione al 10% per quanto recitato dalla legge numero 266 del 23 dicembre 2005, con il taglio che andava ad essere operativo in base alle indennità percepite al 30 settembre dello stesso anno. Fin qui tutto bene, se non fosse che da allora i gettoni di presenza, i loro costi da corrispondere sulle indennità dei consiglieri sarebbero stati per così dire “congelati” da un successivo comma nelle modifiche del famigerato Decreto Legge numero 267 giunto il 25 giugno 2008. Senza entrare nel dettaglio degli articoli e neppure del comma incriminato, agli Ente locali sarebbe stata annullata la possibilità di intervenire autonomamente sui gettoni di presenza sia in aumento che in diminuzione.
Insomma, in parole povere, la determina che decideva la sforbiciata del 30% delle indennità dei consiglieri rischierebbe di essere addirittura illegittima. In buona sostanza, quella determina che autorizzava la diminuzione rischia di diventare un pericoloso boomerang, visto che il Comune di Salerno non poteva autonomamente decidere per il taglio, sarebbe stato lo stesso caso anche in caso d’aumento, proprio per l’entrata in vigore del comma di cui prima. E qui si potrebbero scatenare una corsa al risarcimento, soprattutto se il documento non fosse annullato in autotutela. Questo in teoria, senza contare l’aria che rischia di diventare nuovamente pensate a Palazzo Guerra, con qualcuno che già sta pensando se riesce a rientrare nelle more di un ricorso al Tar.
Antonio Roma