di Luciano Trapanese
Sarà molto più di un duello per il sì o per il no. Il faccia a faccia tra Renzi e De Mita è anche un confronto tra due modi profondamente diversi di intendere, interpretare e comunicare la politica. Da una parte l'ex rottamatore. Il giovane scamiciato che arringa la folla a colpi di slogan, frasi semplici ed efficaci, gestualità studiata e molto simile ai tanti emuli di Steve Jobs, il compianto front man della Apple, e con un filo conduttore che guarda sempre avanti, verso quel futuro evocato anche troppo, talmente tanto da rimanere spesso lì, sospeso e irraggiungibile.
Dall'altra parte l'ex presidente del consiglio, emblema della Democrazia cristiana, con tutti i pregi e i difetti che questo comporta, che discute per ragionamenti, a volte involuti, molto spesso complessi, più abituato alle tribune elettorali di Jader Jacobelli (chi ha più di 45 anni ricorderà...), che al botta e risposta rapido e veloce, imposto – anche per ragioni di audience – nei più moderni dibattiti televisivi.
Sulla carta è un confronto impari. Si svolge sul terreno della informazione “toccata e fuga”, più congeniale al premier e – almeno sulla carta – assai ostica per chi sente il bisogno di argomentare, proprio come un filosofo della Magna Grecia (citazione di Gianni Agnelli), le sue convinzioni e in questo caso il no, fermo e deciso, al referendum per la riforma.
Ma sarà anche l'occasione per avere una plastica raffigurazione di quello che era la prima Repubblica e quello che è l'oggi (la seconda? La terza? Una riedizione rivista e aggiornata della prima?).
L'appuntamento è alle 22,30, su La7. Tra loro Enrico Mentana, in fondo un altro rottamatore: impose nella paludata Rai dell'epoca il sue stile da “mitragliatore di parole”, rivoluzionario rispetto allo stile storicamente compassato dei colleghi. Ma questa è un'altra storia.
De Mita – Renzi sarà comunque un confronto interessante. Anche per verificare e confrontare il loro stile comunicativo. Probabilmente contro l'attuale premier sarebbe stato preferibile un Andreotti, più portato – rispetto al sindaco di Nusco – alla battuta tagliente, spesso spiazzante. A volte definitiva. Per De Mita sarà necessario evitare di articolare in modo complesso i suoi ben noti “ragionamenti”. Per Renzi, al contrario, sarà necessario riempire di contenuti gli slogan, anche a costo di perdere un po' di efficacia.
Ora, al di là di chi sarà più convincente, sarà importante – riteniamo – che i duellanti riescano almeno in una operazione: far capire agli italiani perché si vota e per quali ragioni è preferibile votare no o sì. Il resto, in fondo, conta ben poco.