Acerno

«Non li abbiamo toccati», nessuna violenza, solo invettive. Così si difendono gli operatori socio sanitari della casa di cura di Acerno, Villa Igea, la bad house dove secondo i magistrati si sarebbero verificati continui maltrattamenti agli anziani ospiti e ai minorati psichici che risiedono nella struttura. Le immagini della telecamera nascosta dai carabinieri del resto confermano le accuse ma nello stesso tempo non provano che si siano verificate anche violenze fisiche nei confronti dei poveri malcapitati. Ed è proprio su questo che la difesa si sta basando per respingere le accuse. L'inchiesta è nata dalla denuncia di due ex dipenenti della struttura. Cominciata su presunte carenze igienico sanitarie gli inquitenti hanno poi scoperto, grazie a quel video, che c'era ben altro. Ieri nel corso dell'interrogatorio di garanzia sei degli indagati raggiunti dal provvedimento di sospensione hanno parlato per quattro ore tentando di giustificare i loro comportamenti. Davanti al gip sono comparsi il direttore della struttura Roberto Di Lascio, e gli operator Rita Di Nicola, Raffaele Pecoraro, Pierina Capone, Salvatore di Nicola e Alfonsina Rubino.

Tutti hanno ammesso il linguaggio volgare utilizzato nei confronti degli anziani affermando di essere rammaricati, ma hanno respinto le ipotesi di reato di maltrattamento. L'amministratore ha affermato che all’interno della casa di riposo erano state installate ben 8 telecamere e si è detto disponibile ad un sistema di collegamento online proprio per dimostrare la correttezza dell’operato degli impiegati. Gli altri coinvolti hanno scelto il silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere.