Le vie crucis dei tanti imprenditori che avevano investito tutto nel CIS di Nola, i loro volti dolenti ma non rassegnati. Storie di coraggio e dignità e, con esse, la voce forte e chiara del presidente di Confedercontribuenti Carmelo Finocchiaro, che ha fatto di questa battaglia un punto decisivo per le sorti del Sud e della Giustizia italiana. E ancora gli esperti, i giornalisti, le limpide analisi di quegli imprenditori del CIS che ce l’avevano fatta a vincere la sfida prima che intervenisse il mostro delle alchimie finanziarie, oggi pronte a stritolare l’intero CIS facendo tabula rasa dei capannoni, travolgendo per intero quel grande sogno industriale del Sud, dopo aver già falcidiato centinaia e centinaia di posti di lavoro e un tessuto produttivo che è stato autentica spina dorsale del terziario, un pezzo importante della storia di Napoli e della Campania, partito dall'antica Piazza Mercato e naufragato al CIS di Nola.
C’era tutto questo stamane all'incontro pubblico sul disastro CIS, un appuntamento promosso da Confedercontribuenti e da ampie
rappresentanze di quegli stessi imprenditori che su questa partita, oggi arrivata all’ultimo, tragico epilogo, rischiano o ci hanno già rimesso l’osso
del collo, oltre ai patrimoni messi su col lavoro di intere generazioni.
Parole grosse, quelle che si sono ascoltate nel corso dell’incontro, termini che racchiudono le tappe di un calvario imprenditoriale, prim’ancora che giudiziario, che ha già travolto 30 imprese, mentre le altre 270 sono sull’orlo del baratro insieme alla stessa società CIS spa.
Clamorosi conflitti d’interesse, finanziamento con ingenti capitali dal CIS a favore di un’impresa partecipata, Interporto SpA, tutto a danno dei soci CIS. E su tutto l’ombra di un progetto, quello di fare terra bruciata dove una volta esisteva il Cis, per dar vita alla più redditizia (per l’attuale governance CIS e per il suo fondatore Gianni Punzo) ‘Zona Franca’.
«Una struttura, il CIS - attacca subito il presidente nazionale Confedercontribuenti Carmelo Finocchiaro - che è stata volutamente data in ostaggio alle banche ed alla speculazione finanziaria. Un complesso che doveva essere solidale, come stabilito nei fini consortili delle origini, capace di fare sistema in Europa ed oltre, e che invece finirà nelle mani del prossimo ‘Fondo’ speculativo di turno. Perché – rincara la dose Finocchiaro – l’operazione è già partita con la ‘liberazione’ forzata di centinaia di metri quadri, altri seguiranno a ruota…».
Confedercontribuenti - fa sapere Finocchiaro - che «a settembre scorso su tutta la vicenda ha presentato un documentato esposto alla magistratura e ai massimi organi istituzionali», ha rivolto all’ufficio ispettivo di Bankitalia la richiesta di «conoscere perché la società CIS spa diventa improvvisamente un intermediario finanziario in grado di concedere ai soci sub-mutui, che i nostri esperti considerano nulli. E perché la stessa società ottiene un enorme finanziamenti da un pool di istituti di credito senza poter offrire i necessari requisiti di trasparenza, al punto di essere autorizzata a concedere a sua volta sub-mutui dando a garanzia, e quindi ponendo in ostaggio, i contratti di leasing dei soci, pagati per decenni al fine di riscattare i capannoni». «Chiediamo insomma a Via Nazionale di sapere chi ha concesso queste linee di credito a CIS spa e quali siano state le attività di vigilanza esercitate su un’operazione che sta provocando solo fallimenti a catena di antiche imprese napoletane, con devastazione dei livelli occupazionali e produttivi in Campania e nell’intero Sud».
Non meno incalzante l’intervento di Alfredo Belluco, vicepresidente nazionale di Confedercontribuenti ma soprattutto simbolo, nel Veneto ed oltre, della lotta senza quartiere agli sciacallaggi bancari in danno delle imprese e dei cittadini. «Di fronte ai colossali illeciti che stanno travolgendo un così rilevante segmento dell’economia locale – ha tuonato Belluco – non vedo la necessaria mobilitazione delle forze politiche, ma mi auguro che l’incontro di oggi sia l’occasione giusta per smuovere l’immobilismo tenuto finora dalla classe politica locale su questa scandalosa vicenda. E mi chiedo come sia stato possibile dichiarare fallite 30 imprese tra quelle che avevano fondato il CIS, e che l’istanza di fallimento sia partita dalla loro stessa società, il CIS, sulla base di un contratto di sub-mutuo che non esitiamo, nella nostra denuncia alla magistratura, a definire illecito e nullo».
Altro momento centrale dell’incontro di stamane è stato il confronto fra Emilio D’Angelo, storico imprenditore del CIS e presidente del
“Patto di sindacato” (impegnato a salvare e rilanciare ciò che resta del glorioso centro consortile), e l’avvocato Concetta Italia di Confedercontribuenti, collegata via Skype. «Pende da ben sei anni – ha rivelato D’Angelo – il giudizio avviato da un pool di imprenditori per affermare la nullità del contratto di sub mutuo».
Tempi lunghissimi della giustizia, che non hanno impedito alle sezioni fallimentari di Napoli e di Nola di dichiarare i trenta fallimenti a carico di imprenditori che – come emerge dall’ampia documentazione fornita stamane – dal 2012 avevano interrotto il pagamento delle rate solo perché avevano accertato che i relativi importi, invece di essere versati dal CIS SpA alle banche creditrici, venivano destinati a finanziare la partecipata Interporto spa, in quegli anni impegnata nell’operazione Nuovo Trasporto Viaggiatori, ivi comprese consulenze da milioni di euro in favore della stessa società.
«I prestiti della società CIS a Interporto – ha detto D’Angelo – sono stati svalutati di quasi il 50 per cento attraverso un cda che
ha costretto i soci ad accettare le clausole derivanti da un separato accordo fra Interporto spa e le banche».
«Un evidente conflitto d’interessi», per l’avvocato Italia, che alla luce di quanto accaduto non esita a puntare il dito anche su quello
che si configura come un abuso del diritto.
Sotto accusa è in particolare quell’accordo di ristrutturazione che, per il presidente Finocchiaro, segnerà la fine del CIS e l’esproprio definitivo dei capannoni ai legittimi proprietari. «Dal 4 ottobre scorso, cioè solo da pochi giorni – incalza D’Angelo – abbiamo scoperto la reale consistenza dell’accordo di ristrutturazione e cioè che il vero progetto è quello di arrivare alla svalutazione dei crediti del CIS per portarli a società terze». A fronte di tutto questo, per D’Angelo «va riportato al centro il valore consortile del CIS, ma per farlo è necessario poter contare sul supporto dell’opinione pubblica».
Per il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli «è una situazione assolutamente grave quella che oggi finalmente viene
alle cronache e che dovrà avere tutta la divuta dalla classe politica». Quanto alla Regione, all’assessore alle Attività produttive Palmeri e soprattutto al presidente Vincenzo De Luca, Borrelli conferma che si farà promotore della necessaria sensibilizzazione verso le autorità regionali, anche attraverso un’interrogazione sul caso CIS di Nola che presenterà nel corso del prossimo Question time.
Disastro Cis, serve supporto istituzionale. De Luca intervenga
Il caso
Redazione Ottopagine