Pozzuoli

 

di Simonetta Ieppariello

Ha deciso di essere in aula, di prendere parte alle fasi principali del processo che la vede parte offesa contro l’ex compagno di una vita. Sarà in aula contro l'uomo che l'ha bruciata viva mentre era incinta della loro bimba. Ha deciso di esserci e mostrarsi. Ha deciso di diventare il simbolo delle lotte di tante donne contro la violenza bruta di uomini violenti mostrando quelle cicatrici che porterà per sempre sul corpo un tempo splendido, oggi sfigurato dalla violenza cieca.

Al suo avvocato lo ha ripetuto ancora una volta: "Voglio essere in aula, voglio essere il simbolo delle donne che resistono e non abbassano la testa nonostante le violenze", ha detto Carla Ilenia Caiazzo, la trentottenne di Pozzuoli che oggi, per la prima volta dopo quel drammatico primo febbraio, potrebbe ritrovarsi faccia a faccia con Paolo Pietropaolo, il suo ex che le diede appuntamento con una scusa e, dopo averla picchiata, le diede fuoco riducendola in gravissime condizioni nonostante fosse incinta. Carla è viva per miracolo. Carla oggi si mostrerà nonostante le orribile cicatrici che quell'uomo le ha inflitto e lasciato sulla pelle.Ha deciso di mostrarsi al giudice, per dare forza alla testimonianza che al momento tiene in cella la persona che ha tentato di ucciderla e di sfigurarla, gettandole benzina addosso e dandole fuoco. Gup Egle Pilla, parte questa mattina la prima udienza prelimi- nare a carico di Paolo Pietropaolo, detenuto da mesi nel carcere di Poggioreale, che avrebbe ordito una tremenda vendetta contro la ex donna, che aveva deciso di interrompere la loro relazione.

Assistita dall'avvocato Maurizio Zuccaro, Carla è determinata a seguire il giudizio sin dalla prima udienza, una decisione definitiva però sarà presa solo all'ultimo momento, alla luce delle condizioni di salute della donna, che continua a combattere con le conseguenze della terribile violenza subita. L'avvocato Zuccaro si costituirà parte civile e chiederà di farlo anche l'associazione "La forza delle donne" assistita dall'avvocato Caterina Sanfilippo.

LA TRAGEDIA, I RICORDI: "Quando stavo rinvenendo, lui mi ha detto: "Ora vatti a divertire, vai", con una risata perfida che mi è rimasta impressa. Allora ho detto: che mi ha combinato, che mi ha combinato", ha raccontato Carla nell'interrogatorio del 31 marzo, quando trovò la forza di rispondere alle domande dei pm Raffaello Falcone e Clelia Mancuso, i due magistrati che hanno coordinato l'inchiesta dei carabinieri e saranno entrambi oggi in aula per sostenere l'accusa.

"Diceva: ti devo infelicitare la vita. Poi dopo, quando se n'è andato a marcia indietro, che io ho ripreso conoscenza, si è fatto una risata", mentre lei si sentiva "i capelli impagliati, la faccia che bruciava da morire", si legge ancora nel verbale. Condotta in ospedale, Carla riuscì a dare alla luce la figlia grazie all'equipe dell'ospedale Cardarelli. "Vivo per lei", dice sempre Carla. 

La difesa di Pietropaolo ha depositato una consulenza che parla di una "scemata capacità di intendere e di volere" dell'imputato al momento del fatto. Interrogato il 12 maggio, Pietropaolo ha detto di aver agito sulla spinta "di un raptus causato, ritengo, dall'abuso di un tranquillante che avevo preso. Non volevo uccidere Carla, ma la volevo solo sfregiare", ha sostenuto.