Ha lasciato un biglietto. L'hanno trovato nella sua camera, sotto il cuscino. Parole di scuse per il gesto, che ora suonano terribili. Parole alle quali ha affidato un disagio che credeva irrisolvibile. Come si fa, a neanche 16 anni, a non avere più fiducia nella vita, nel futuro, al punto da decidere di farla finita? La storia di dolore arrivata ieri sera da Telese Terme, dove un ragazzo di San Salvatore Telesino si è lasciato travolgere da un treno, ripropone con drammatica forza il delicatissimo problema della fragilità dei più giovani e le enormi difficoltà, molto spesso l'incapacità dei grandi a coglierne il senso ed il peso.
Non è facile essere genitori. Perchè anche il più banale dei richiami ad un figlio, magari perchè ha assunto un'abitudine nociva come il fumo, o per una delle mille ragioni che si affacciano alla quotidianità, può diventare, purtroppo, un elemento di frustrazione per chi non ha ancora le spalle larghe e la maturità necessaria ad affrontare e saltare gli ostacoli di ogni giorno.
Non ha alcuna importanza il motivo che ha spinto l'ultima vittima a piazzarsi al centro dei binari, dopo aver lasciato nei pressi il suo zainetto, e a non muoversi neanche di un millimetro anche quando ha sentito il rumore del treno che arrivava, quello della sirena azionata dal macchinista, lo stridore disperato dei freni che mai avrebbero potuto fermare in tempo la corsa di quel convoglio.
Lui è rimasto lì, paralizzato dalla volontà di chiudere per sempre i conti con la sua esistenza. Non aveva ancora compiuto 16 anni, andava a scuola, talvolta dava una mano in qualche locale. Famiglia di lavoratori, la sua, gente a posto che ora è distrutta al pensiero di quel corpo martoriato coperto da un lenzuolo. Sotto il quale non batte più il cuore di un ragazzo.
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