San Salvatore Telesino

Potrebbe arrivare la prossima settimana, quando saranno trascorsi quattro mesi da quel terribile giorno, il deposito della relazione conclusiva dell'autopsia di Maria, la bimba di nove anni, rumena, di San Salvatore Telesino, rinvenuta senza vita lo scorso 19 giugno, morta annegata, nella piscina di un casale. L'esame è stato eseguito dal professore Claudio Buccelli e dalla dottoressa Monica Fonzo, le cui valutazioni rappresenteranno un tassello fondamentale dell'inchiesta che il Procuratore reggente Giovanni Conzo, il sostituto Maria Scamarcio ed i carabinieri stanno conducendo. Un lavoro alla cui definizione contribuiranno, ovviamente, con altrettanta importanza, anche gli ulteriori elementi che gli inquirenti ritengono di aver acquisito. Un mosaico complesso nel quale la prospettazione degli indizi dovrà avere, nella ricostruzione dei fatti che verrà fatta, le prerogative della gravità, della concordanza e dell'univocità. Condizione indispensabile nel perseguimento di qualsiasi ipotesi investigativa. Fin troppo banale sottolineare il peso che avranno una serie di dati relativi all'ora della morte e alla conferma dei segni di abusi che erano stati accertati nell'immediatezza.

Nell'indagine in corso per omicidio e violenza sessuale, che potrà contare anche sui risultati di alcune analisi curate dai Ris sul materiale sequestrato all'interno del casale ( lenzuolo, coperta, materasso e copridivano) e nell'abitazione della vittima (una copertina e, soprattutto, una maglietta che potrebbe essere della mamma e non della piccola), risultano chiamati in causa, allo stato, Daniel, 21 anni, e la sorella Cristina, 29 anni, anche loro rumeni Al giovane sono contestate entrambe le ipotesi di reato, alla donna il concorso nella prima. Assistiti dagli avvocati Giuseppe Maturo e Salvatore Verrillo, hanno sempre respinto ogni sospetto sul loro conto, dicendosi del tutto estranei ad una storia drammatica. Sulla quale si sono fronteggiate, fin qui mediaticamente, le tesi delle criminologhe Roberta Bruzzone e Ursula Franco. La prima, nominata dai genitori della bambina, rappresentati dall'avvocato Fabrizio Gallo, non ha dubbi sul delitto. A differenza dell'altra che, per conto della difesa, ritiene che Maria sarebbe invece rimasta vittima di un terribile incidente, finendo nell'acqua, nonostante non sapesse nuotare, dopo aver raggiunto la piscina in compagnia di coetanei o ragazzini più grandi.

Esp