Benevento

Tema caldo per eccellenza del dibattito politico a palazzo Mosti, l'utilizzo 'privato' degli immobili comunali – in attesa dell'apposito regolamento – comincia ad essere declinato in atti deliberativi. Una prima delibera è stata discussa e licenziata in occasione della riunione di giunta dello scorso 18 dicembre. A proporla, evidentemente, l'assessore al Patrimonio Pietro Iadanza. Si parte dalle strutture concesse in gestione alle associazioni parrocchiali e ad alti enti senza finalità lucrative. Quanto alle prime, la delibera tratta esclusivamente immobili destinati in precedenza a sedi di scuole rurali. Nello specifico, le ex scuole rurali di: contrada Santa Colomba (parrocchia Immacolata e San Giovanni Bosco), Madonna della Salute (parrocchia Addolorata), contrada Pontecorvo, contrada Pino e Torre Alfieri (tutte gestite dalla parrocchia Sant'Anna e Sant'Antonio). Questi immobili – si legge dalla delibera – venivano concessi per lo svolgimento di attività socio ricreative: dalla creazione di nuovi centri di aggregazione alle azioni finalizzate al contrasto dell'emarginazione sociale. Tali concessioni, però, o sono scadute o sono prive di un termine di scadenza. Per ovviare a tale vulnus, ecco la decisione – tenuto conto che «le attività oratoriali e similari sono incluse in un quadro di iniziative e di interventi a valenza sociale, rientranti nell'indirizzo politico dell'amministrazione comunale» - di concedere in comodato gratuito alle suindicate parrocchie gli immobili già in uso per quattro anni, «non rinnovabili, ed in ogni caso restituibili in caso di necessità istituzionali da parte dell'Ente con un termine di preavviso di tre mesi». A 'consentirlo' è la legge 206 del 2003 che riconosce e incentiva la funzione educativa e sociale svolta, nella comunità locale, dalle parrocchie e dagli enti ecclesiastici della Chiesa cattolica. Strada diversa, invece, per alcuni immobili già concessi a titolo gratuito negli anni passati (senza indicazione della durata della concessione) ad associazioni senza finalità di lucro. La delibera cita esplicitamente Unitalsi, Caritas, Centro volontari della sofferenza. Enti che fanno pure riferimento al variegato universo costituito all'associazionismo cattolico. Le concessioni a titolo gratuito, in assenza del regolamento comunale, non sono consentite. La proposta, allora, è di stipulare contratti a titolo oneroso, ad un canone mensile di locazione ridotto al 50% rispetto a quello stimato in applicazione della legge 724/94 e del deliberato del Consiglio comunale. Al dirigente del settore Patrimonio il compito di determinare l'importo del canone. L'interrogativo, dunque, riguarda ora le altre strutture concesse ad associazioni pure attive nel campo sociale, non menzionate nella delibera e magari di carattere più laico rispetto a quelle comprese nell'atto approvato in giunta. Per loro, al momento, nessuna 'regolarizzazione'. In attesa del regolamento.