Avellino

 

di Andrea Fantucchio

“Foti deve andare avanti per il bene della città”. Parole dell'ex senatore Enzo De Luca al termine del vertice del direttorio provinciale del pd avellinese con il primo cittadino. Incontro tenutosi questa mattina.

Dunque pieno sostegno ribadito a Foti da parte del coordinamento provinciale che anche attraverso le parole di Valentina Paris e Luigi Famiglietti ha spinto il sindaco a restare al suo posto. Purché proceda all'azzeramento della giunta come aveva assicurato di voler fare nel recente passato.

E proprio qui, come direbbe qualcuno, casca l'asino.

Perché intorno all'azzeramento dei precedenti assessori e alla nomina dei sostituti è andata in scena un'altra telenovela: Foti prima assicura che gli ex membri della giunta hanno consegnato le dimissioni.

Generando in consiglio comunale la protesta del consigliere Gianluca Festa che ci spiegava come il documento portato in consiglio da Foti, protocollato solo presso la sua segreteria personale, fosse illegittimo.

Intanto il sindaco giocava su un altro tavolo col consigliere d'opposizione Dino Preziosi. Di certo ve lo ricorderete. Preziosi tende la mano a Foti, ricevendo la promessa da quest'ultimo di un azzeramento della giunta.

E della nomina autonoma di sei massimo sette super assessori, o meno pleonasticamente tecnici che sanno fare il proprio mestiere. Merce rara in questo momento storico per la politica cittadina.

Il sindaco di fronte all'offerta di Preziosi si dice disposto a cercare una mediazione.

E' allora che entra in gioco il consiglio regionale attraverso il presidente De Luca e il suo braccio esecutivo che stavolta ha il volto di Rosetta D'Amelio. Il diktat è chiaro e viene da Roma: il premier Matteo Renzi ha spiegato che il pd, prima del referendum, non può più commettere errori. E Avellino non fa differenza.

Allora i magnifici tre consiglieri d'area D'Amelio, fantasmi fino allo scorso consiglio comunale che votava gli equilibri di bilancio (Francesca Medugno, Gerardo Melillo e Salvatore Cucciniello) indirizzati da Napoli decidono di intervenire. A onor del vero votano in due: Medugno e Melillo. Poco male, il terzo voto ce lo mette il consigliere Nicola Poppa su disposizione del deputato Angelo D'Agostino.

Addio accordo con Preziosi che per spiegare il comportamento del sindaco tira in ballo Freud. Ma in realtà bastava un medico ordinario.

Poi Foti spiazza tutti: vuole tenersi quattro cinque fedelissimi. Se ci aggiungiamo i dameliani da accontentare con almeno due posti, uno dei quali dovrebbe fare il vicesindaco, e ci mettiamo le legittime ambizioni di scelta civica che si aspetta il suo assessore come premio per il voto fornito attraverso Poppa, capiamo che non solo il progetto della giunta ridotta è naufragato prima di realizzarsi.

Ma anche l'azzeramento dei precedenti assessori sarebbe in realtà solo la sostituzione di due tre effettivi.

Intanto Foti, nel pomeriggio avrà una verifica anche con il gruppo consiliare del Pd e al termine del confronto, verosimilmente, firmerà i decreti di restituzione delle deleghe agli assessori dimissionari.

Sul capitolo dimissioni del sindaco, allo stato attuale, non la consideriamo un'ipotesi realistica.