Avellino

 

di Andrea Fantucchio

«Scusi signora, ma suo figlio che sintomi ha?»

«La tosse dottore, e i brividi di freddo».

«Allora, come per l'altra volta, lo sciroppo va bene. Ma doveva coprirlo meglio quando ha visto che iniziava a tossire».

Si potrebbe anche descrivere e sintetizzare con questo breve dialogo quello che accade e che accadrà (vi diremo i probabili nomi della nuova giunta con buona pace e sofferenza di tanti) al comune di Avellino, e per spiegarlo non serve certo richiamare il padre della psicoanalisi. Anche se qualcuno la pensa diversamente: ieri pomeriggio, il consigliere d'opposizione Dino Preziosi ha chiamato in ballo Freud per provare a far luce sul comportamento del sindaco.

Il primo cittadino, con l'ennesimo colpo di scena, ha accartocciato il patto dei cento giorni. Ne ha fatto una palla di carta tutta spiegazzata. E l'ha lanciata in fondo al cestino, stracolmo, di tante altre promesse tradite. Promesse che si ammassano una sull'altra e che rischiano di provocare un devastante incendio. Basta una scintilla.

Ma proprio perché di carta e piccoli malanni si parla, scomodare il noto psicanalista austriaco, per una questione piuttosto semplice come è il comune di Avellino oggi, ci sembra offensivo proprio nei confronti di Freud che dovrebbe farsi una scappatina dalla tomba per venire a risolvere una questione per la quale un medico ordinario, il rubicondo fidato medico di famiglia, impiegherebbe due minuti. Facendo poi una lunga ramanzina sull'importanza della prevenzione. Insomma, vi direbbe, quando avete notato i primi sintomi, perché non siete intervenuti?

Questo chiederemmo a tutti quelli che ieri si lamentavano. Da Dino Preziosi ai consiglieri di maggioranza, tutti incazzati per non essere stati avvisati delle mosse del sindaco sulla nuova giunta.

Cosa differenzia quanto accade oggi dalle sei volte che Foti, in questi anni, ha portato a termine un rimpasto che non ha convinto nessuno?

Come facevano a sperare che dopo essere andata in scena la solita, stucchevole, per nulla convincente telenovela del “prendo le mie cose e vado via”, avremmo poi assistito all'altrettanto noioso e pigro sequel di accordi e accordini che, gattopardescamente, conducevano allo scontato epilogo: accontentare tutti per non accontentare nessuno?

La ricetta è sempre la stessa: tenere sempre più persone in un minestrone sovraccarico di ingredienti, ma povero di gusto. E così sarà anche stavolta. Con noi usate le dita, vi serviranno entrambe le mani, e facciamo insieme i conti: due, tre assessori se li prende D'Amelio o scoppia il finimondo. Uno di questi deve essere una carica importante, diciamo vicesindaco e perché no con delega alle finanze. Un altro lo conquista Poppa e il il suo leader D'Agostino confermando lo storico asse Montefalcione Avellino che a tanti avellinesi non piace, ma si devono stare. Ancora una volta, nonostante le proporzioni dei protagonisti in gioco, a Roma a qualcuno fischieranno le orecchie (vero Mancino?), siano decisamente diverse rispetto agli anni passati.

Mettiamoci poi i nomi degli assessori da riconfermare che salgono di ora in ora: Elena Iaverone è dentro ma la delega alle finanze e quella da vicesindaco le perde. Dopotutto la Iaverone in questo tourbillon di cambi e ricambi può considerarsi una fedelissima fotiana. Resta anche l'ultimo dei samurai, Iannaccone. Uno così come lo mandi via? Quando sposa le cause o meglio i partiti, e negli anni ha cambiato sia le une che gli altri con diligente costanza, poi è coerente fino alla fine (indimenticabile il suo: «L'amministrazione Foti e la migliore degli ultimi anni»). Poi ci sono le firme sui progetti, e quindi Costantino Preziosi per il settore lavori pubblici e Ugo Tomasone per il discorso d'area vasta e i fondi correlati.

Se vogliamo aggiungere anche la silenziosa e sempre accondiscendente Teresa Mele e Augusto Penna che è ancora in quel di mezzo, ma potrebbe esser salvato, capisci che la tanto annunciata epurazione rivoluzionaria, altro che non è che un risicato ma davvero risicato ricambio: Carbone e Cillo sono gli unici davvero certi di saltare.

Confermata la maxi-giunta il 12 ottobre, ci saranno quindi le ultime pratiche (vedi anche accordi personali sul dizionario del politichese locale), da espletare: il teatro che a questo punto potrebbe esser bloccato a meno fino a gennaio tenendo conto del controllo dei conti, scusate la cacofonia, che tiene ancora impegnato il segretario generale. E con la stagione futura tutta da progettare. Quindi c'è Acs con il dopo-Gabrieli tutto da definire.

Ps. Questa postilla è per Freud o comunque per uno psicanalista cazzuto che non ha paura di sfide al limite del possibile: se proprio volete, fatevelo un giro in comune ad Avellino, che di lavoro sempre se ne trova. Soprattutto per disagi legati alla personalità: c'è chi ha avuto crolli improvvisi, pensiamo al consigliere Cicalese, che dopo gli strali dei consigli comunali passati, ha deciso addirittura di non votare i nuovi equilibri di bilancio.

E c'è chi è alla ricerca di personalità e soffre tanto per questo: vedi i consiglieri d'area D'Amelio che si sono affidati ai comandi che vengono dall'alto e quindi da Napoli, e che ora versano lacrime di coccodrillo perché non assisteremo all'annunciato azzeramento. E poi ci sono le personalità confuse o quantomeno multiformi: e qui si rispolvera il Poppa pensiero.

Insomma, la seduta è sempre aperta, c'è solo da capire chi deve andar prima su quel lettino.