Atripalda

Il monumento ai Caduti di piazza Umberto I ha perso un po’ di… cera. Meno di due anni dopo il restauro costato mille euro al giorno, la statua in bronzo realizzata all’inizio del secolo scorso dallo scultore napoletano Raffaele Marino di Paolo avrebbe bisogno di un urgente intervento… di rimessa a nuovo. La brillantezza che spiccava nel giorno dell’inaugurazione avvenuta il 14 luglio 2013 è solo un ricordo, il verde scuro sta diventando velocemente grigio chiaro, ma soprattutto sono apparse strane macchie che hanno riportato le condizioni della statua principale - ma le altre due laterali non stanno messe meglio - più o meno a com’era prima del restauro. Il confronto fra le due foto è impietoso: in meno di due anni la differenza è notevolissima. E chissà cosa ne penseranno alla Sidigas Spa, l’azienda che ha finanziato l’intervento spendendo circa 30mila euro. Prima del restauro il monumento si presentava certamente degradato, ma oggi non sembra messo molto meglio: “Il monumento inaugurato il 13 giugno 1927 - si leggeva nella relazione del direttore dei lavori, il dott. Giuseppe Muollo della Sovrintendenza Bap - ad un esame autoptico si presentava fortemente degradato; un degrado tipico dei manufatti in bronzo esposti a cielo aperto e con in più i danni provocati dai difetti di fusione come i vuoti lasciati dalle bolle d’aria o le giunture imperfette delle varie porzioni di fusione legate tra loro con saldature a ferro; il processo di corrosione del bronzo dovuto all’azione degli agenti atmosferici ed all’inquinamento evidenziato dall’affiorare dei cloruri del rame, le colature di colore, quel fenomeno chiamato “pyting”, meglio conosciuto come il “cancro del bronzo” per fortuna solo in alcuni punti della sommità della scultura, imponevano un indifferibile restauro”. A questo punto sarebbe auspicabile quantomeno un veloce “restyling” oppure programmare una serie di interventi manutentivi da effettuarsi almeno una volta all’anno per evitare che il bronzo appaia così rovinato. I fattori atmosferici certamente giocano il proprio ruolo, tuttavia due anni sembrano davvero pochi per riportare l’opera quasi nelle stesse condizioni in cui si è trovata dopo quasi un secolo. Tutto lascia credere che se non si interverrà quanto prima, il restauro di due anni fa sarà presto solo un imbarazzante ricordo, sia per chi ha speso i soldi e sia per la città che lo ha consentito (gianluca roccasecca)