Avellino

 

di Andrea Fantucchio

“Stamattina alle 11.00 ho ricevuto una telefonata dal sindaco. Cosa è venuto fuori? Un discorso completamente diverso rispetto a quelli precedenti. Foti spiegava perché non aveva potuto azzerare la giunta. Allora gli ho detto quanto già anticipato: a queste condizioni io mi tiro fuori dalle problematiche che riguardano l'attività amministrativa. Certo, per spiegare il comportamento di Foti, se non vogliamo tener conto delle ragioni politiche, bisognerebbe interpellare Freud”. Il consigliere Dino Preziosi, al circolo della stampa, è un fiume in piena. Ai suoi fianchi, il professor Toni Iermano e il consigliere d'opposizione Domenico Palumbo.

Di fatto è avvenuto quanto vi ripetevamo da giorni (Leggi "E vissero tutti (o quasi) seduti e contenti"): il sindaco, se dubbi ancora ce ne fossero stati, ha rigettato la prima e imprescindibile condizione che sorreggeva il patto dei cento giorni: l'azzeramento della giunta che doveva essere sostituita da un gruppo ridotto, massimo sei sette assessori di alto profilo.

“I principi che animano il patto dei cento giorni comunque – persevera Preziosi - restano vivi, nonostante le decisioni del sindaco. Il mio discorso, come avevo già anticipato in altre sedi, prescinde da accordi di potere ed è tutto focalizzato sui bisogni della città. E quindi in primo luogo su quei fondi che per l'avvenire di Avellino sono vitali. Mi riferisco agli oltre due miliardi e ottocentomila euro che la Regione Campania distribuirà e che è nostra intenzione intercettare. Il sindaco si è smentito ancora una volta. Come ricorderete anche voi in consiglio comunale aveva affermato di concordare con la mia proposta politica salvo poi, di fatto, rigettarla questa mattina. Stiamo assistendo al solito teatrino: mercanti di vacche e venditori di tappeti, è questo che si sono dimostrati Foti e chi lo circonda”.

Preziosi inoltre svela un retroscena che fa cadere anche l'ultimo velo, molto sottile ad onor del vero, che celava le vergogne dei rappresentanti pd che siedono fra i banchi della maggioranza in assise comunale: "I consiglieri di maggioranza - spiega Preziosi - mi chiamavano incazzatissimi, concedetemi il termine. Perché anche loro hanno appreso questa mattina la decisione del sindaco".

Insomma, tenendo conto di quanto dice Preziosi e prendendolo per buono, di fatto ci sono tanti membri di questo consiglio comunale che hanno votato senza sapere cosa andavano a prendere per sé e soprattutto per Avellino. Condannando la città ancora una volta, siamo ad oltre trenta assessori cambiati in tre anni, al medesimo presente di incertezze. Sul futuro pronunciarsi con simili premesse, equivarrebbe a sparare su un uomo morto.

Incalzato sulla propria decisione di tendere la mano a Foti, mossa che a tanti, noi compresi, sembrava fin da principio povera di acume politico, il consigliere risponde secco: "Io non ho mai ragionato politicamente, ma solo per gli interessi della città. Sul futuro (si riferisce anche ad un'eventuale propria candidatura a sindaco) andrei piano con le previsioni, alzi la mano chi pensa che in caso di votazioni, Sel o Udc, giusto per citarne due a caso, si unirebbero fra loro".