Alla sbarra ci sono tre medici per chiarire come e perchè Tommasina ha perso la vita a soli 25 anni. Dopo tre anni è partito il processo nel primo pomeriggio di ieri, al tribunale di Torre Annunziata dove si è tenuta la prima udienza dibattimentale del processo ai tre medici che secondo l'accusa operarono la paziente Tommasina De Laurentiis dopo il decesso per provare a cancellare le tracce di un errore che ne aveva causato la morte, anche falsificando la cartella clinica. Quel giorno, Tommasina dove essere sottoposta ad una semplice colecistectomia, un'operazione effettuata con un sondino interno, il trocart. Quel macchinario mini invasivo, però, forse fu la causa della rottura dell'aorta addominale e della vena cava. Accuse pesantissime di cui ora rispondono 3 camici bianchi. La prima testimone dell'accusa rappresentata in aula dalla pm Antonella Lauri è stata Elvira Avino, la mamma della 25enne, morta l'8 marzo del 2013 durante una normale operazione alla colecisti. Lei è parte civile, insieme al marito della giovane di Torre Annunziata e, da ieri mattina, all'associazione «Rosaria Lanzetta Buono», che si occupa di diritti del malato e tutela i familiari delle vittime di malasanità in Campania.
Alla sbatta i tre membri dell'equipe accusati di omicidio colposo (tutti e tre) e falso (reato contestato solo per uno di loro), così come ricostruito in sede di indagine.
E' stata ascoltata la signora Elvira, molto provata nel ricordare quei tragici momenti vissuti nell'anticamera della sala operatoria dell'ospedale Sant'Anna di Boscotrecase, ormai tre anni e mezzo fa.