Salerno

L’ipotesi, nemmeno troppo campata in aria, che il processo sul Crescent possa essere addirittura cancellato dalla prescrizione fa infuriare gli ambientalisti del “No Crescent” e di Italia Nostra. Il cambio alla testa del collegio giudicante, con il presidente Vincenzo Siani destinato alla Cassazione, apre nuovi scenari, con lo stesso procedimento che potrebbe essere costretto a ripartire dall’inizio.

“Il rinvio al prossimo 26 gennaio dell’udienza penale è dipeso esclusivamente dalla mancanza di un magistrato del Collegio. – affermano i rappresentati di Italia Nostra e No Crescent in modo congiunto - Per quanto riguarda l’ipotetico annullamento dell’istruttoria dibattimentale fin qui svolta che si determinerebbe dal mancato consenso delle parti rispetto ad una nuova composizione del collegio, si osserva che tale eventualità sarebbe un mero espediente degli imputati per “fuggire dal processo”. Ma Raffaella Di Leo e Pierluigi Morena rilanciano nell’accusa, sempre su quella che è stata la trasformazione urbanistica del comparto di Santa Teresa con la realizzazione dell’emiciclo progettato da Ricardo Bofill.

“Il Comune di Salerno ed altri organi pur di tentare di “salvare il salvabile” ovvero le parti fin qui edificate, hanno messo in moto una nuova ed atipica procedura (in sanatoria?) che ha generato un nuovo illegittimo Pua, sacrificando tutta l’edificazione pubblica: la sede della Capitaneria di Porto, una sede comunale, negozi sottopiazza e la sede dell’Autorità portuale che pure aveva ottenuto finanziamenti pubblici ed aveva addirittura avviato il cantiere. – accusano gli ambientalisti - Solo grazie a questa procedura sub iudice si è ottenuto il dissequestro cautelare e si continua a costruire, violando ancora una volta sia le norme urbanistiche sia paesaggistiche”. E proprio le variazioni del Pua sarebbero al centro di “nuovi sviluppi della vicenda”, con le due associazioni che promettono di continuare a dare battaglia. “Pertanto la vicenda Crescent, non si esaurisce con il processo in atto”. Infine, il procedimento in atto e il rischio di una prescrizione che potrebbe stopparlo definitivamente.

“Taluni reati quali quelli urbanistici, edilizi e paesaggistici di cui si discute sono stati perpetrati sino alla data del 20 novembre 2013, data d’esecuzione del sequestro preventivo delle opere in corso d’esecuzione. Nell’ipotesi che il processo dovesse ricominciare, comunque in un tempo congruo si perverrebbe ad una sentenza di merito e quindi gli imputati non potrebbero beneficiare della prescrizione”.

 

Redazione