Sono ore di grande fermento nella sanità in Campania tra mobilitazioni, scioperi trattative e scontri si tenta di scongiurare il blocco delle prestazioni ambulatoriali e di ricovero in regime convenzionato dal 1 ottobre. All'orizzonte non si vedono schiarite. Il commissario ad acta Joseph Polimeni non ha intenzione di fare marcia indietro sui tagli al budget per cliniche e centri diagnostici privati, i contratti con le Asl non sono stati ancora firmati, i tetti di spesa si sono già esauriti e le cliniche hanno avviato le procedure di licenziamento per circa duemila unità lavorative.
Pineta Grande, Campologo Hospital, Clinica Montevergine, tutte le strutture più accreditate della Campania hanno proclamato lo stato di agitazione. Una polveriera pronta a scoppiare. Dopo il fallimento della mediazione tentata la scorsa settimana il presidente della Regione Vincenzo De Luca è intenzionato a spostare l'asse del confronto direttamente a Roma con il ministro della salute Lorenzin bypassando la struttura commissariale del Governo. La sanità privata in Campania copre circa il 60 per cento di tutte le prestazioni ambulatoriali diagnostiche e di riabilitazione. Come è già accaduto gli altri anni bloccare le prestazioni significa costringere i cittadini a pagare gli esami di tasca propria oppure a rivolgersi alle strutture pubbliche con le loro lunghe liste di attesa.
Domani alle 10, i dipendenti delle case di cura private campane protesteranno davanti alla sede della Regione. Il 17 ottobre è stato fissato lo sciopero generale di categoria. Per quella data De Luca conta di trovare una soluzione. Deve farlo. La sua prima promessa appena eletto fu quella di cancellare per sempre il sistema dei tetti di spesa sulla sanità convenzionata. Promessa che finora però non è riuscito a mantenere.