di Andrea Fantucchio
(Guarda le foto di denuncia nella gallery a fine articolo) "Ma come si fa ad abbandonare delle canne fumarie in alta montagna? Con le intemperie e le piogge le fibre d'amianto si diffonderanno presto nel terreno, avvelenando irrimediabilmente il Partenio. Ieri ho visto quello scempio, passeggiando in montagna con mio padre, come faccio spesso. Vorrei proprio sapere i nomi di questi figli di ….....". Ognuno di voi potrà facilmente completare la denuncia che ci è pervenuta questa mattina con tanto di foto. Proviene da Mercogliano e pone l'attenzione su una problematica mai del tutto debellata: quella dell'inquinamento del monte Partenio da parte di scellerati che definire con l'epiteto utilizzato dall'autore della denuncia, significa volerli trattare.
E non è demagogia, ma solo incivile, maleducato e caprone, con doverose scuse per gli ovini, si può definire chi se ne infischia della comunità, dell'ambiente che è casa di tutti avvelenandolo con tanta leggerezza. E dimostrando, nel caso delle canne fumarie abbandonate, di possedere di fianco alla propria emblematica dose di strafottenza un'altrettanto marcata pervicacia: visto che il posto scelto per lo sversamento è così isolato che c'è da immaginare che l'incivile in questione, uomo o donna non è dato sapere, abbia effettuato un viaggio di chilometri prima di abbandonare i rifiuti.
Il lato positivo della vicenda, se proprio se ne vuole trovare uno, è la prontezza della segnalazione: l'amianto in questione non è ancora degradato, e quindi c'è tutto il tempo per intervenire. Con Ottopagine ci facciamo volentieri portavoce dell'appello in primo luogo nei confronti del sindaco di Mercogliano, Massimiliano Carullo, invitandolo a mobilitare le forze necessarie a rimuovere quell'amianto. Un intervento che va fatto partire subito, alla luce della delicatezza del materiale in questione e dell'inverno che con le sue precipitazioni costringerebbe a rimandare di almeno tre quattro mesi l'azione di raccolta e poi di smaltimento.
Purtroppo, questo episodio, è solo l'ennesima manifestazione del cancro della montagna. Non più di un mese fa, segnalammo grazie alla prontezza di Francesco Renna, lo stato nella quale versava un'altra oasi di bellezza straordinaria: l'Acqua Fidia. Gli scatti raccolti (Anche quelli allegati a fine articolo) sintetizzavano il degrado nel quale versava la zona: water divelti e gettati fra gli alberi, pezzi di frigorifero ed altri elettrodomestici sparpagliati alla rinfusa, oltre a residui di recenti pic-nic e bivacchi. Un porcile che feriva al cuore la montagna. Chissà se le autorità preposte, a partire dal comune chiamato in causa anche in quella situazione, saranno intervenute. Presto controlleremo. E continueremo a tenervi aggiornati. Ma voi non fermatevi, e ostinatamente denunciate: vietato rassegnarsi.