Si deciderà il prossimo 1° dicembre se gli indagati per la bancarotta della società Ifil dovranno affrontare un processo. Fra questi anche il primogenito del governatore De Luca, Piero, nome eccellente dell’inchiesta condotta dai sostituti procuratori Vincenzo Senatore e Francesco Rotondo. Sarà dunque Renata Sessa, giudice delle indagini preliminari, stabilire se ci sarà un processo per il fallimento della Ifil C&D srl, società immobiliare che faceva affari sia con il Comune di Salerno che con il Pastificio Amato.
Insieme con Piero De Luca gli altri 7 indagati sono Mario Del Mese, socio al 50 per cento della Ifil e nipote dell’ex parlamentare Paolo; Vincenzo Lamberti, socio e cognato di Del Mese; Giuseppe Amato jr; Emilio Ferraro, ex socio di Piero De Luca in uno studio legale; Luigi Avino, Marianna Gatto, moglie di Amato, e Valentina Lamberti, consorte di Del Mese. Il maggiore dei figli del governatore, appena lo scorso 16 aprile era comparso, per dichiarazioni spontanee, in Procura con i legali Paolo Carbone ed Andrea Castaldo.
Indagato per concorso in bancarotta fraudolenta per il crac Ifil, è accusato di aver beneficiato d’alcuni biglietti di viaggio, insieme con la moglie e da un costo globale di circa 24mila euro, per il Lussemburgo tra l’aprile 2009 e il novembre 2011. Una contestazione che Piero De Luca rigettò al mittente, asserendo che quei biglietti di viaggio erano stati pagati con transazioni bancarie dai suoi conti. Un’accusa che arrivava dal pubblico ministero Vincenzo Senatore, che dopo aver scavato nel fallimento Amato, ha messo sotto inchiesta la società d’intermediazione finanziaria di Mario Del Mese, impegnata nei cantieri pubblici di piazza della Libertà e Cittadella Giudiziaria, riuscendo a guadagnare in tre anni 900 mila euro di consulenze. E secondo gli inquirenti Piero De Luca sarebbe stato “consapevole di trarne indebito vantaggio patrimoniale”. Ora, la decisione al giudice delle indagini preliminari.
Redazione