Torna il teatro di Palcoscenico Duemila giovedì alle 20.45 al Massimo di Benevento con Tato Russo in Menecmi, la commedia degli equivoci, da Plauto e Shakespeare, nella riscrittura di Tato Russo con: Rino Di Martino, Clelia Rondinella, Marina Lorenzi, Renato De Rienzo, Massimo Sorrentino, Antonio Rampino, Giorgia Guerra, Ashai Lombardo Arop, Eva Sabelli, Olivia Cordsen, Davide Sacco. Scene Tony Di Ronza, costumi Giusi Giustino, musiche Zeno Craig, movimenti coreografici Aurelio Gatti, disegno luci Roger La Fontaine, regia di Livio Galassi.
Cavallo di battaglia del Tato Russo attore, Menecmi ha avuto decine di riprese ed ha collezionato negli anni più di 600 repliche. La riscrittura originale di Tato dell’originale plautino conserva tutto il suo plebeismo, tutti i suoi caratteri di teatro popolare, ma ne amplia a tal punto l’efficacia e il divertimento, così da farlo diventare un capolavoro autentico dell’arte comica.
Diciotto volte confessò d’averlo visto uno spettatore insaziabile. E insaziabili sono ogni anno le richieste degli spettatori di ripresa di questo spettacolo in cui Tato Russo si consacra attore specialissimo e dalla straordinaria comunicativa.
Due ore di risate assicurate, un meccanismo comico perfetto, una grande prova di attore per Tato osannato dalla critica e dal pubblico per questa straordinaria interpretazione.
«Sono venticinque anni – spiega Tato Russo - che porto in giro per l'Italia i miei Menecmi, ispirati a Plauto: in tutto questo tempo è cambiata la mia età anagrafica, e mi è diventato faticoso interpretare due parti. Ma il pubblico e i teatri continuano a richiedermelo, e oggi mi ritrovo a inventarmi le forze per essere di nuovo in scena con questo mostruoso composto di fatica e di follia creativa. Ce la farò ancora una volta?».
Dalle note di regia
I Menecmi è una libera elaborazione di Tato Russo da Menecmo di Plauto, oltre ad essere una delle più famose e forse, come la definiscono alcuni, la commedia più plautina di Plauto. Tato Russo affidando le parti dei gemelli ad un unico attore ha ambientato la vicenda in una Napoli antica, la Neapolis dell'epoca.
Ma, nonostante un gemello becero e volgare sia contrapposto all'altro, colto e intellettuale, che fa l'avvocato, entrambi i personaggi si esprimono in italiano. L'irrefrenabile, incontenibile, generoso regista e attore napoletano, versatile da sempre non solo come interprete ma anche come autore, innamorato della prosa come del musical, ha riscritto la storia di Plauto non mancando di darle un tocco partenopeo.
E così l’esuberanza verbale, il termine plebeo, il lazzo, attraverso i quali Plauto ottiene la risata crassa, il divertimento gioioso, la comicità, qui raggiungono il massimo vigore dando clamore alla voce autentica che si innalza al di sopra di qualunque banale intellettualismo, alimentando le fondamentali peculiarità dell’autore sarsinate.
L’origine atellanica dell’arte plautina si fa più vicina sia alla metrica musicale del tempo che alla grassezza popolare voluta da Plauto.
La trama
Un mercante aveva avuto due gemelli, Menecmo e Fosicle. Partito per un viaggio d’affari con il primo dei due, l’aveva perso in seguito ad un rapimento e di dolore era morto. Il secondo ribattezzato Menecmo dal nonno, fattosi adulto, nel corso delle ricerche che sta svolgendo per ritrovare il fratello, giunge ad Epidanno.
E’ in questa città dai facili costumi, lussuriosa e decadente che vive il primo gemello il quale benché sposato si abbandona ad ogni forma di dissolutezza, potendo godere dei favori di una sgualdrina sua dirimpettaia.
La presenza del secondo gemello darà luogo come si può intuire, ad una serie di equivoci e di errori in cui la comicità esploderà in maniera prorompente in tutte le scene dello scambio fra i due fratelli. Solo l’incontro finale porrà fine ai qui pro quo.