di Andrea Fantucchio
In quella casa insospettabile, in un paese tranquillo nel quale i fatti di cronaca coincidono spesso con piccoli furti o litigi fra vicini, lui, un altrettanto insospettabile uomo di mezz'età, continuava ad abusare di lei, giovanissima e indifesa. Malata dalla nascita. Nessuno, in quella comunità dell'Alta Irpinia, avrebbe potuto sospettare che il 50enne nascondesse un così oscuro segreto. Abusi che coinvolgevano la cugina minorenne con la quale da tempo coabitava: la ragazza era affetta da un ritardo mentale e richiedeva attenzioni specifiche e cure.
E invece lui, approfittando della fiducia e dell'impotenza di lei, l'ha violentata ripetutamente per due mesi. Da gennaio a marzo 2016, ma le indagini non si fermano. Lei soffriva in silenzio, vittima impotente, soggiogata dalla crudeltà del suo aguzzino. Rassegnatasi ad una situazione che sembrava senza via d'uscita. Poi quell'uomo, improvvisamente, è andato via. Tornando nel comune romano presso il quale è domiciliato.
Lasciandosi dietro quell'esistenza distrutta, un'adolescenza violata irreparabilmente. Una storia che poteva cadere nel dimenticatoio, come tante altre, nota solo alla vittima e al suo carnefice, se non fosse stato per quell'indagine condotta dai carabinieri del corpo provinciale di Avellino. Un'indagine durata mesi, fatta di lavoro costante e silenzioso sul territorio, irta di difficoltà. Non raramente, infatti, gli uomini delle forze dell'ordine, si sono arenati a causa dalle difficoltà incontrate nella ricerca. Ma, il loro impegno, alla fine è stato premiato e ha restituito un quadro dettagliato della vicenda: dall'inizio violenze avvenute in quell'abitazione dell'Alta Irpinia, fino all'allontanamento dell'uomo che è stato arrestato e condotto nel carcere romano di Regina Coeli.
Una storia terribile, dove i protagonisti indiscussi sono la violenza e la prevaricazione verso una vittima, quella giovanissima, che non aveva potuto chiedere aiuto. Trincerata, dal rapporto di dipendenza che la legava al suo aguzzino, primo che dalla debolezza imposta dalla sua malattia.
Un vicenda che a tanti ha fatto ricordare una storia simile, altrettanto terribile, avvenuta sempre in Irpinia qualche anno fa. Quando la comunità di Serino era stata costretta a fare i conti con quei fatti di violenza che avevano visto protagonisti degli uomini insospettabili: un artigiano e un autista del pulmino per disabili, che avevano in più occasioni abusato di una tredicenne affetta da problemi psichici.
Lì era stata fondamentale la confessione fatta dalla giovane alla sua psichiatra. Un gesto di coraggio che aveva di fatto dato il via alle indagini che poi avevano portato all'arresto dei due uomini.
Episodi di violenze che hanno costellato quest'estate campana. Vittime indifese sempre loro, le donne, a volte figlie succubi di un padre violento, o mogli di un marito che riteneva di poter disporre di loro a proprio piacimento, perpetrava per mesi, a volte anni, terribili violenze. Picchi di bestialità indicibili, come la quattordicenne di San Valentino Torio, violentata nel garage da cinque coetanei dei quali si fidava. O episodi di quotidianità celati dietro una normalità posticcia. E' ancora vivido nella mente di tutti il dolore di quella moglie avellinese, schiava per anni del marito che non denunciava per amore della figlia.
Un fenomeno, quella della violenza sulle donne, che i numeri raccolti dall'Espresso, incorniciano alla perfezione: parliamo di oltre 600 stupratori e pedofili arrestati nei soli sei mesi del 2016. Ai quali fa da contro altare una pena irrisoria: di media poco più di sei anni per chi violenta ragazzini/e sotto i dieci anni, che scendono a quattro anni in appello per gli stupratori di donne maggiorenni. Pena davvero irrisorie, se si considera che molte saranno ridotte prima di giungere alla fine dei processi. Mentre le vite di quelle donne, spesso ragazzine al momento della violenza, restano segnate per sempre.