Alla vigilia del primo suono delle campanelle la situazione “scuola”, nel Sannio, si presenta davvero “calda”. Così, almeno, la definisce l'Assessore comunale alle Politiche per la famiglia e per le scuole, Amina Ingaldi.
«Purtroppo non tutte le 18 scuole riusciranno ad aprire. Per otto istituti stiamo cercando di intervenire con dei lavori per garantire il maggior grado di sicurezza possibile ai ragazzi».
Ma non sono solo i problemi legati al rischio sismico a creare incertezza. L'altro grande enigma per le scuole riguarda la mensa. Il servizio di refezione scolastica è la “patata bollente” ereditata dalla precedente amministrazione.
«Non voglio discolparmi – puntualizza Ingaldi – in effetti ancora non riusciamo a prendere in mano la situazione come vorremmo ma gli impegni elettorali che abbiamo preso rimarranno tali. Il nostro obiettivo è avere un centro di cottura comunale, ma per trovare le risorse occorre un po' di tempo in più».
Quindi i bambini dovranno ripiegare sul panino e sui pasti preparati dai genitori. Una soluzione temporanea che, per chi vuole, potrebbe diventare definitiva considerata anche la sentenza della Corte d'appello di Torino che ha bocciato il ricorso del Miur riaffermando il diritto per gli studenti di consumare il pasto portato da casa.
«La mensa scolastica – prosegue Ingaldi – è una richiesta del cittadino. Si tratta, per i ragazzi, di un momento altamente aggregante e costruttivo ma non si può imporre, dobbiamo rispettare la libertà di scelta del genitore. Comunque stiamo facendo il possibile per garantire il servizio a chi lo richiede, nonostante i problemi legislativi che ci impediscono velocità di azione.
Ci siamo impegnati ad una gara anche se non so come si procederà. Occorre attendere le aziende che si presenteranno al bando che è su invito, perché non c'era tempo per fare in altro modo».
Il riferimento è, ovviamente all'affidamento del servizio provvisorio in attesa della gara europea che potrà essere bandita solo dopo la pronuncia del Tar sulla vecchia gestione della mensa.
«E' comunque un tentativo – conclude Ingaldi - di disbrigare una matassa ingarbugliata che abbiamo trovato così».
Mariateresa De Lucia