di Simonetta Ieppariello
Storie di donne, che se le mettessi insieme sarebbero un unico splendido filo di perle: lucenti e solide. Storie di donne che si ammalano e vincono, che combattono e stanno insieme per sconfiggere quel male che mina anima e spirito, corpo e forze, che porta dentro le famiglie, le case il dolore e la paura della morte. Sono donne, giovani e non. Sono madri, sono mogli, sono manager, architetti o insegnanti. Poco conta. Sono tutte donne che dell’impegno Amdos e Amos hanno fatto scelta di vita e che stanno insieme come quel filo di perle che Sandra ama tanto. Sì perché Sandra indossa sempre le perle. Le indossa da quel giorno in cui si decise a sopportare anche il dolore della chemio.
Familiarità con il cancro, 4 zie morte, un’altra malata e un intervento invasino. Il seno sinistro che viene asportato e la paura della chemio. «Anche se sai di cosa si tratta. quando capita a te cambia tutto. Affiorano paura e pensieri reconditi. Avrei dovuto fare quella rossa, la chemio più dura. Sapevo che mi avrebbe portato via i miei capelli. Il solo pensiero scatenò in me la rabbia, la paura le lacrime. Per questo porto sempre le perle. Le uniche parole che mi convinsero a salvarmi la vita furono quelle dette dal dottore Carlo Iannace: truccati, metti un foulard colorato e indossa delle belle perle. Vedrai Sandra questi giorni saranno solo un lontano ricordo. Di te ricorderò sempre occhi e viso, non i capelli. Cresceranno più forti e belli di prima».
Cosa strana la medicina. Quella chemio rossa, la terribile prima ti annienta e ti porta via i capelli. Poi sulla tua testa quei capelli crescono più belli e forti di prima quasi a premio del dolore troppo forte patito.
Sandra D’Ambrosio è la presidente della Amos di Grottaminarda. Pioniera con altre poche del volontariato a servizio di donne malate di cancro e famiglie nella Valle Ufita. Donna del fare, dell’impegno. Oggi la sua buona volontà è al servizio di chi soffre come lei, di chi è in campo per sconfiggere quel male terribile e portarlo via, lontano dalla sua famiglia, all’improvviso sconvolta da una paura buia.
«Ero impegnata come sempre in un grande lavoro di restyling in casa mia. Sono casalinga e il mio impegno è continuo. Stavo dipingendo le pareti, smontando e ripensando casa. Sentii il mio seno improvvisamente infiammato. Ebbi subito paura. In casa troppi casi, quattro sorelle di mia madre morte di cancro. Corsi dal medico. Avevo paura. Il buio. Dopo soli tre giorni venni sottoposta all’ago aspirato. La sentenza in cuor mio già la conoscevo. Mi sentivo già morta.Mi vedevo già morta».
Sandra aveva il cancro. Glielo disse subito il medico che la indirizzò immediatamente dal dottore Carlo Iannace.
«Ero disperata. Il primo pensiero di ognuna di noi che è madre è rivolto ai propri figli: spunta il terrore paralizzante di lasciarli soli. Ecco questa è la prima cosa che ho pensato».
Tutta la sua disperazione si placa grazie al senologo Iannace. «Solo lui è riuscito a capire di cosa avessi bisogno. Non ha mai alimentato false speranze ma la sua capacità è quella di capire il paziente, spiegandogli ogni cosa, rispondendo ad ogni domanda e riuscendo comunque a dare serenità».
La diagnosi è delle peggiori: carcinoma C5 infiltrante. Lo aveva già detto l’ecografista. Ma il dottore Iannace la invita a non mollare ad essere lucida ad affrontare ogni passaggio con forza.
«Era grande due centimetri quel mostriciattolo. Un carcinoma dei peggiori e con in più la familiarità. Poi la risonanza rivelò un aspetto anche peggiore - spiega Sandra -. Avevo una marea di microcalcificazioni: una sorta di cielo stellato a guardarlo, un cielo pieno di piccoli potenziali tumori pronti ad esplodere». Il dottore Iannace dovette forse affrontare un aspetto anche peggiore: spiegare a Sandra che avrebbe per sicurezza e prevenzione asportare tutto il seno sinistro.
«Mi ha salvato la vita. Ho perso il simbolo della femminilità di ogni donna, il simbolo della maternità. Ma sono viva e posso essere ancora una mamma per i miei tre adorati figli. L’intervento è scorso. Passato. Poi le medicazioni. Non volevo guardarli. Il mio dottore, Carlo Iannace, mi medicava senza che io guardarsi. Mi è sempre stato accanto. Un uomo vero, un medico eccezionale. Poi arrivò l’ultima medicazione. Con quella professionalità e umanità che solo il dottore Iannace sa avere mi spiegò che era ora che mi guardassi, che vedessi cosa era cambiato. Forse non avevo voluto capire. Forse avevo deciso di allontanare, non immaginare quanto vidi. Prima di operarmi avevo solo pensato che volevo che il dottore levasse “quella cosa” da dentro di me. Guardarmi fu una doccia fredda. Dura. Durissima accettare come donna quella mutilazione. Solo lui, Iannace, ha saputo confortarmi e farmi accettare quanto la vita, il destino mi aveva imposto». Lo chiama fratello a tratti il suo dottore, per quella umanità che lo rende il grande animatore della rete tra territorio, donne e prevenzione. Quella rete che domenica vedremo sfilare nelle strade per la terza edizione della Camminata Rosa, che partirà da Mercogliano (viale San Modestino, ore nove, accesso funicolare) per arrivare al Duomo di Avellino.
«Quando mi guardai? Posso descriverlo con poche parole: ti senti vuota, mutilata. Solo grazie a lui ho superato quel momento terribile. Poi mi spiegò che dovevo affrontare la chemioterapia. Impazzi ancora una volta di dolore. Il mio primo pensiero furono i miei adorati capelli. Anche allora c’era lui al mio fianco: Iannace. Mi disse di indossare le perle, ripeto, e da allora sono sempre con me». Perché come raccontano le donne Amdos e Amos quelle che lottano e quelle che hanno vinto non è la chemio a levarti la femminilità. «Da allora mi sono sempre truccata, ho indossato le mie adorate perle e ho messo cappellini colorati. E poi ancora la svolta: il desiderio forte di aiutare altre donne, di fondare il presidio a Grottaminarda perché quelle donne e le loto famiglie non patissero la mia solitudine iniziale, ma trovassero subito un presidio di speranza, conoscenza e confronto. Voglio dire una cosa a qualsiasi donna scopra di essere malata: non bisogna mai arrendersi. Coraggio, condivisione e amore sono la mia filosofia di vita. Soprattutto condividere il tuo dolore, ti fa sentire meno sola. Sono giorni felici questi per me. Dai controlli mensili sono passata ai trimestrali fino, oggi, ai semestrali. Mi auguro che ognuna di noi vinca sempre la sua personale battaglia. Se lo facciamo insieme è tutto più semplice».