Benevento

Il Comitato per il Sì della città di Benevento si è riunito nei locali del Palazzo del Volontariato ed ha svolto un’ampia discussione sulle tematiche referendarie ed ha infine deliberato due iniziative pubbliche. “La prima da tenersi nel corso di questo mese e la seconda nella prima quindicina di ottobre. Il format delle due iniziative sarà quello seguito in occasione del primo incontro convocato presso la sede della Fagianella.

E cioè due relatori: uno per il no e l’altro per il sì, a seguire un dibattito libero con le conclusioni affidate a personalità politica esterna. Naturalmente, il Comitato si è impegnato ad accompagnare il dibattito pubblico in corso, in città, come si è dichiarato disponibile a confronti con gli amici che sostengono il no al referendum. Un’altra linea di impegno definita è quella di rendersi disponibile per incontri di quartiere, di incontri con associazioni e gruppi che operano in città desiderosi di approfondire, attraverso il confronto, le tematiche legate alla Riforma della Costituzione. Quanto alle due progettate iniziative pubbliche, la città sarà informata appena saranno definite nelle loro linee essenziali. Sulla base del format definito.

Il dibattito di merito che si è sviluppato nel corso dell’incontro, ha toccato vari temi. Come naturale. Tuttavia si è fermato a ricordare, innanzitutto, che la riforma si occupa della II° parte della Costituzione, quella organizzatoria, non tocca affatto quella sui diritti, quella cioè che ha fatto dire a molti commentatori che la nostra Costituzione è la più bella del mondo; poi a ricordare ed a respingere alcune tesi che il dibattito referendario ha evidenziato sia in città, in provincia, che a livello più generale. In questa coda d’estate.

Sono state definite politiciste e respinte le tesi: si vota no al referendum per mandare a casa Renzi; si vota no la referendum per far cadere il Governo; si vota no al referendum per respingere la iniziativa di costituire il partito nazionale; si vota no al referendum perché la Riforma è scritta male; si vota no al referendum perché i cambiamenti proposti si propongono con un eccessivo tasso di “specialismo legislativo” e perché comportano un difficile lavoro parlamentare.

 

Le tesi si commentano da sole! Tuttavia per una esigenza di chiarezza va detta una parola di commento.

La prima, la seconda, la terza tesi riflettono interamente il dibattito politico nazionale. Quello di tutti i giorni. Cioè quel dibattito che viene definito, sprezzantemente, il “teatrino della politica. Nulla hanno a che fare, dunque, con il dibattito di merito sulla Riforma costituzionale. Quelle critiche si caratterizzano solo per il loro alto grado di strumentalità. Il Comitato per il Si, invita, viceversa, gli elettori a votare sul merito della riforma. Di guardare, direttamente, la luna e non il dito che la indica. Per evitare madornali errori come i sostenitori di quelle tesi vorrebbero. Pur essendone lucidamente coscienti!

La quarta. La riforma è scritta male. Certamente, tutto è perfettibile. Il Parlamento, tuttavia, fa le leggi non è l’accademia della “Crusca”. E va valutato per il contenuto della legge che produce; in questo caso la riforma. E, questo è importante, è essenziale, la riforma è perfettamente intelligibile e coglie l’obiettivo che si era prefisso. Poi. Quando un testo legislativo si “compone” attraverso la tecnica dell’emendamento o del subemendamento, e cioè, pezzo per pezzo, sub pezzo per sub pezzo, seguendo le idee e la sensibilità non di una testa ma di 930 teste, quanti sono i parlamentari, c’è poco da discutere. La “forma aulica”dei testi non può non soffrirne. Ebbene, al di là della spiegazione, il Comitato per il si, richiama l’attenzione dei cittadini anche sull’importanza dell’argomento, sul valore della critica; davvero ha un rilievo del tutto secondario se non, addirittura, minore. La forma non può uccidere la sostanza. Chi scrive vi intravede anche elementi di speciosità. Deleteri per la stessa dignità del dibattito.

La quinta. La Riforma è troppo specialistica, il lavoro dei parlamentari diventerà più difficile. Il riferimento è al procedimento legislativo. Invero tutto ci sta. Tutte le critiche hanno diritto di cittadinanza. Ma questa non tocca i cittadini se non tangenzialmente. Ai cittadini serve conoscere e condividere la configurazione generale della riforma. Questo “pezzo” interessa solo e soltanto il lavoro dei parlamentari. Orbene, essi lo hanno prodotto per disciplinare il loro lavoro specifico. Ad essi aggrada. E se va bene per gli addetti ai lavori perché non dovrebbe andare bene per chi a quel lavoro è estraneo! Anche se ne gode i frutti. Peraltro quel “specialismo” in qualche modo migliora i frutti di cui gode il cittadino. Ed allora?”.

 

Redazione Bn