Proprio non ce l'ha fatta. No, Vincenzo De Luca si è forse trattenuto, ma poi, una cosa su Luigi Di Maio, il frontman in disgrazia del Movimento 5 Stelle, l'ha dovuta dire. Estendendo il suo discorso a tutti i riferimenti di spicco del Movimento Cinque Stelle: "Una valutazione sulla qualità dei dirigenti di questo grande movimento, abbiamo visto emergere un trio, il Di Battista, il Luigino Di Maio e il Fico. Oggi si rivelano nelle vesti proprie di tre “mezze pippe”, dei miracolati”.
Frasi tipiche del gergo d'assalto deluchiano che hanno richiamato un'altra celebre sfuriata del governatore. Ve la ricorderete. Era un anno fa, quando ai microfoni di La7, leggendo il curriculum vitae del parlamentare pentastellato, De Luca elencava tutti i lavori svolti da Di Maio prima di approdare in politica: steward, assistente regista, riparatore di computer, manovale in un cantiere edile. E qui, il governatore si è fermato: «Ecco - concluse causticamente - questa è una occupazione che avrebbe potuto fare al caso suo. Tempo due anni e sarebbe potuto diventare un ottimo carpentiere».
Il tutto detto con il solito tono deluchiano. Scandendo le parole. Lentamente.
Ma del resto, l'ex sindaco di Salerno non ha mai risparmiato bordate anche violente nei confronti dei 5Stelle. Soprattutto dopo l'elezione della Raggi a sindaco della Capitale (la neo eletta era stata definita una bambolina, frase che aveva attirato su De Luca accuse di sessismo). E oggi, con quanto sta succedendo intorno al movimento cinquestelle, di stare zitto, non gli è passato proprio per la testa.