Salerno

Un sud dimenticato, tra precariato, dolore, sofferenza e amore, è il sud che tolse la vita il 5 luglio del 2006 a Giovanna Curcio, 16 anni e Anna Maria Mercadante che di anni ne aveva 49, entrambe trovarono la morte tra le fiamme in uno scantinato nella fabbrica di materassi Bimaltex a Montesano sulla Marcellana, solo 8 anni la condanna all'imprenditore che le sfruttava. Questa la storia che ha premiato anche all'estero il regista, originario di Roccadaspide, Andrea d'Ambrosio, che si è aggiudicato il Bronze Zenith for the First Fiction Feature Film al Festival di Montréal in Canada. Solo l'ultimo di tanti riconoscimenti dopo il Bari Film Festival, L'Arco d'Oro all'Est Film Festival, il premio come miglior film al Santa Marinella Film Festival e al Molise Cinema 2016 e come miglior sceneggiatura al Gallio Film Festival. “ Ho presentato il film in Canada in concorso nelle sezioni opere prime, poi sono rientrato in Italia e il 5 settembre mi hanno chiamato per avvisarmi della vittoria – racconta D'Ambrosio - un grande onore, l'opera è stata scelta tra centinaia di film da tutto il mondo, ed è stata scelta, credo, proprio per la sua universalità, che lega il tema del lavoro a questo tremendo caso di cronaca, rendendolo un'occasione per parlare di Sud, ma anche di una storia d'amore farlocca, di un difficile rapporto tra padre e figlia, ispirandosi alla vicenda di queste due operaie”.

Una storia che tocca corde sensibili, una “ferita scomoda” come racconta il regista “che ha evidenziato una totale assenza delle istituzioni. I parenti delle vittime, invece, hanno visto il film , è stato proiettato per un mese a Sala Consilina, i genitori di Giovanna, la ragazzina di 16 anni che ha perso la vita in quello scantinato, si sono emozionati molto, erano commossi, mi hanno detto che per un attimo il film ha fatto rivivere la loro figlia”. Una riflessione amara, un film semplice che ha affrontato tra l'altro anche il difficile tema del caporalato che vede sempre più vittime anche tra gli italiani, una piaga della quale quasi non si parla. “I film italiani non affrontano quasi mai i temi legati al mondo del lavoro, è una realtà raccontata pochissimo, uno dei complimenti più belli che ho ricevuto da uno spettatore è stato proprio “sembra un film di Ken Loach”, Loach è solito parlare di queste realtà, ne traccia dei ritratti molto forti”. Qual è dunque “l'arma” di questo film? Cosa lo rende così di universale comprensione? “Sicuramente il trattare un tema drammatico con apparente leggerezza”, dice D'Ambrosio. Per chi se lo fosse perso "Due euro l'ora", prodotto da Enzo Porcelli per l'Achab Film, realizzato in collaborazione con Rai Cinema, proseguirà il suo giro nelle sale cinematografiche e verrà trasmesso proprio in Rai in autunno, mentre continuerà a competere nei festival in Italia e nel mondo, a dicembre sarà in Turchia al Festival dei Diritti Umani.  

Sara Botte