Avellino

 

di Luciano Trapanese

La tragicommedia comunale vive l'ennesimo paradossale epilogo. Come un film con un finale infinito e che vi costringe a restare per giorni, esausti, a guardare la stessa scena. Che si ripete, si ripete...

Resa dei conti, ultima spiaggia: sono state utilizzate tutte le più consunte espressioni per raccontare l'amministrazione Foti.

L'ultimo (ma sarà l'ultimo?), episodio va in scena in questo momento.

Il sindaco ha pronunciato l'ormai rituale ultimatum: «Non intendo continuare in questo modo». Non lo vuole nessuno. Su questo la città è d'accordo.

Ma questa volta Foti (nel video sopra il discorso integrale) è andato oltre. Ha naturalmente ricordato le colpe del suo partito, il Pd: spaccato, a pezzi, affetto da tafazzite acuta e pronto a impallinare, e da più direzioni, il suo primo cittadino.

Ma ha ammesso anche le sue mancanze: l'inesperienza.

E i guai che ha dovuto affrontare il giorno dopo la sua elezione: lavori pubblici e conti disastrati.

Il sindaco si è presentato con la giunta azzerata. Come dire: ripartiamo da capo. Ha proposto, come del resto era noto da giorni, un patto di fine consiliatura. Ai dissidenti del suo partito e all'opposizione, Dino Preziosi in particolare.

Ha rimesso in un cassetto il suo programma, concentrando, da qui alla scadenza del mandato, la risoluzione di alcuni punti nodali per la città: l'Eliseo, la Dogana, il Teatro Gesualdo, il centro per l'autismo, lì'Isochimica, il patrimonio comunale e l'urbanistica e l'assegnazione, con una commissione bipartisan, di tutte le strutture pubbliche (e finalmente). Che sembra poco, ma è quasi tutto. O meglio, quasi tutto quello che non s'è fatto fino a oggi.

Foti ha dichiarato che lo scontro personale non porta da nessuna parte. Che avrà tanti difetti ma nessuno ha mai messo in dubbio la sua onestà. Ha chiesto il sostegno di tutti. Maggioranza e opposizione. Lo ha fatto con accenti drammatici. Toni che hanno portato ad una prima apertura, da parte di Preziosi. Uno spiraglio. Che per Foti è una boccata d'ossigeno ma anche l'ammissione di una resa incondizionata. Oltre che una acrobatica scelta (un tuffo carpiato con doppio avvitamento a destra), dello stesso Preziosi, che pochi minuti prima ha definito «fuffa», il documento dei dissidenti Pd, poi ha sventolato una mozione di sfiducia, e infine ha offerto – a sorpresa – una insperata via d'uscita all'attuale amministrazione.

Preziosi ha preso atto «del riconoscimento da parte del sindaco di un sostanziale fallimento», si è dichiarato «vincitore morale per aver portato avanti una opposizione franca», e infine ha aggiunto: «Le mie condizioni per salvare la comunità sono precise. Le affidiamo (rivolgendosi a Foti ndr), un compito: in 100 giorni deve ritrovare un’idea portante di governo. Avellino deve ritrovare entusiasmo ed energie. E’ necessaria una nuova giunta fatta da personalità riconosciute. Sindaco, deve tagliare i ponti con chi ha portato questa città al disastro (chiaroi riferimento a De Luca). Solo così la discontinuità potrà dirsi vera. Chiedo un radicale cambiamento rispetto al passato. Se non accetta le queste condizioni ogni forma di dialogo si interromperà all'istante. Spero che lei e la città apprezzino questo sforzo partito dall’opposizione». Poi una precisazione, evidentemente non richiesta: «Non escludo che qualcuno pensi che quest’apertura sia un atto di opportunismo».

Riassunto semplice semplice: Foti chiede aiuto a Preziosi e Preziosi non si tira indietro. Il resto è fuffa (quella vera).

E i dissidenti Pd? Festa si è detto pronto a discutere anche la mozione di sfiducia.

Lo spettacolo continua...