Avellino

C’è chi scava ancora tra le macerie e chi invece intavola polemiche sulla ricostruzione e sulla sicurezza. Le parole del premier Matteo Renzi all’emittente radiofonica Rtl hanno suscitato malumori tra gli irpini, soprattutto tra i politici, perché il premier ha parlato di ricostruzione squallida e vergognosa. Un giudizio che ha destato una dura irritazione negli ambienti politici irpini. Il deputato dell’Udc Giuseppe De Mita oggi a distanza di qualche giorno replica a quelle critiche e dice: “Ci si è lanciati in improvvidi paragoni tra il terremoto dell’Italia Centrale del 24 agosto scorso e quello dell’Irpinia senza alcuna considerazione sulle differenze oggettive di entità ed estensione e sulle specifiche condizioni storiche. A rischio di apparire cinico, paragonare un terremoto che ha riguardato tre Comuni con un terremoto che ha riguardato quasi un’intera provincia, che ha coinvolto centinaia di Comuni e che ha investito due Regioni non aiuta né a capire l’una vicenda né ad evitare possibili errori per l’altra». «Se si volesse realmente comprendere quello che è accaduto in Irpinia – aggiunge il deputato - per sintesi basterebbe ancorarsi ad un solo numero accertato dai fatti storici: in trent’anni lo Stato per la ricostruzione del terremoto del 1980 ha speso 75mila miliardi di lire, di questi in Irpinia è stata spesa la quindicesima parte: 5mila miliardi, sia per la ricostruzione che per il processo di industrializzazione in otto aree industriali».

«Se qualcuno – conclude Giuseppe De Mita – avesse davvero voglia di ricercare responsabilità politiche su quella vicenda, al di là degli episodi giudiziari che non hanno portato ad alcun risultato, se non rovinare al vita ad alcune persone, questa indagine la si dovrebbe rivolgere alle ragioni, fortemente contrastate all’epoca dei fatti dalla classe dirigente irpina, che portarono ad una indefinita estensione dell’area di intervento che finii per riguardare quasi due intere Regioni, Campania e Basilicata.