E' una tesi che sostiene sin dall'immediatezza dei fatti. Prima ancora di assumere l'incarico di consulente della difesa. Secondo la criminologa Ursula Franco, che si è occupata di alcuni dei più importanti casi di cronaca a livello nazionale, Maria, la bimba di 9 anni, rumena, rinvenuta senza vita lo scorso 19 giugno nella piscina di un casale a San Salvatore Telesino, non è stata uccisa. La piccola, sulla quale erano stati scoperti segni di abusi sessuali, sarebbe rimasta vittima di un incidente di gioco, morendo per annegamento. Una convinzione che la dottoressa Franco aveva espresso già sul suo sito nei giorni successivi a quello del dramma, dopo aver analizzato il contenuto di una delle interviste rilasciate da Daniel, il 21enne, anch'egli rumeno, indagato per omicidio (in concorso con la sorella Cristina, 29 anni) e violenza sessuale. Una convinzione che la specialista ha ribadito agli avvocati Giuseppe Maturo e Salvatore Verrillo, difensori dei due giovani, incontrati nelle scorse ore per fare il punto della situazione.
L'idea della specialista, ai suoi occhi corroborata dall'esame di alcuni elementi emersi dalle testimonianze rimabalzate all'attenzione dell'opinione pubblica, è che quella sera Maria abbia raggiunto la vasca in compagnia di alcuni coetanei o di ragazzini un pò più grandi di lei, per fare il bagno. Per questo si sarebbe spogliata – gli indumenti, piegati, erano a bordo piscina – e gettata nell'acqua anche se, come hanno affermato i suoi genitori – rappresentati dall'avvocato Fabrizio Gallo – non sapeva nuotare. Un bagno mentre a San Salvatore le condizioni meteorologiche erano tutt'altro che buone, al punto che la processione in onore di Sant'Anselmo, patrono del paese, era saltata? Aveva piovuto e pioveva, quella maledetta sera. Ma, spiegano consulente e legali, non tra le 20.40 e le 21, la fascia temporale in cui, se non esiste alcuna conferma sull'esistenza in vita di Maria tra le 21.15 e le 21.30, quando la pioggia aveva ricominciato a cadere, tutto potrebbe essersi verificato. Secondo gli inquirenti, il cuore di Maria si sarebbe fermato per sempre una, al massimo tre ore dopo l'assunzione di un panino, avvenuta poco dopo le 20: dunque, tra le 21.15 e le 23,15.
Una ricostruzione, quella della difesa, che esclude l'omicidio e punta dritto verso le violenze che Maria avrebbe subito. Da chi? Domande, e non solo quelle, al centro dell'inchiesta che stanno conducendo il Procuratore reggente Giovanni Conzo, il sostituto Maria Scamarcio ed i carabinieri, che nelle ultime settimane hanno verificato, attraverso ulteriori deposizioni, anche di minori, sia le dichiarazioni dei testimoni indicati da Daniel, sia quelle dei giostrai che in quei giorni avevano installato le loro attrazioni in piazza Pacelli, l'area che costeggia la struttura ricettiva - nella quale, di recente, sono stati sequestrati un computer, una macchina fotografica, coperte e copridivani- teatro della terribile vicenda.
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