Senerchia

Hanno smesso di cercarlo. Eppure lui aveva chiesto aiuto, spiegava dove fosse smarrito e impaurito nella valle della caccia, tra quel verde che diventa un vortice indistinto nella profonda Alta Irpinia. E poi chiedere alla moglie, alla compagna di una vita di rassegnarsi alla scomparsa senza averne ritrovato il corpo tra le montagne. E poi i figli di quell’uomo che disperati tentano di raccordare volontari giorno dopo giorno per continuare a cercare il loro papà. Una famiglia di Battipaglia vive quest’angoscia da 46 giorni. Il papà Antonio Rocco, Nino per gli amici, è uscito di casa l’8 luglio per cercare funghi e non è più tornato a casa. Si è perso a 1800 metri di altezza sulle montagne dell’oasi Valle della caccia dove il termometro segna 4-5 gradi anche d’estate. Un freddo che paralizza e un verde, un bosco che sembra inghiottirti solo a guardarlo.

L’uomo, 67 anni, aveva chiesto soccorso con il cellulare ai due amici che erano con lui. Poi, il nulla. E nell’ultimo contatto, alle 15.28, aveva descritto il luogo in cui si trovava, aveva spiegato nel dettaglio cosa lo circondava: «È troppo ripido, non riesco a proseguire né a tornare indietro. Non sono uno scalatore, mi siedo qui e resto in attesa dei soccorsi. Vedo un paese a valle, una sorta di cava di fronte e ho una parete liscia alle spalle». Due minuti dopo il telefono si è spento. La figlia Federica racconta come il padre fosse lucido e avesse anche capito che sarebbe rimasto lì anche per la notte. Aveva spiegato agli amici che avrebbe acceso un fuoco e aspettato che arrivassero i soccorsi. Oggi il dolore di averlo lasciato lì dove nessuno ha saputo trovarlo e salvarlo tra nfratti, vegetazione fitta, gole profonde e salti di roccia. 

Gli angeli dei soccorsi si sono calati anche nei dirupi. Uno di loro si è rotto una spalla per cercare quel padre di famiglia. «Nel vedere oggi i soccorsi arrivare a migliaia da tutta Italia per i terremotati di Rieti e altri comuni fa male. A noi sarebbe bastata una sola squadra per ridarci papà. Vivo o morto. Non lo cercano più, aiutateci».

E il 17 luglio, dopo tre giorni di maltempo, le operazioni vennero infatti interrotte. «Dopo il vuoto di mio padre, il vuoto dello Stato ci ha tolto il respiro: hanno smesso di cercarlo», si dispera Federica, una dei quattro figli che non si rassegnano alla scomparsa. «È disumano quello che è accaduto a Papà. La rabbia non è niente rispetto al dolore - conclude Federica - Non confesso neanche a me stessa che in un piccolo angolo del cuore spero ancora che sia vivo».

Siep