Caserta

“Noi vogliamo essere i protagonisti del Patto di Caserta, la priorità, non siamo il giocattolo politico di nessuno.” Comincia così la lettera aperta al sindaco Carlo Marino, da parte degli operai del Bacino di Crisi di Caserta.

“La Commissione europea propone oggi agli Stati membri una serie di orientamenti per aiutare i disoccupati a rientrare nel mercato del lavoro, questa cosa la dovrà memorizzare nella sua mente, senza mai dimenticarsela.   Con  il rilancio dell’Iniziativa a favore dell’occupazione,  questo  progetto  risulta essere concreto  nel quadro della più ampia agenda economica e sociale della Commissione Juncker mirante a intensificare la creazione di posti di lavoro, la ripresa economica e l’equità sociale in Europa.

Nella cara Europa 12 milioni di persone sono disoccupate da più di un anno. Malgrado i scarsi  segni di ripresa economica e miglioramenti sul mercato del lavoro dell’UE, il loro numero è raddoppiato tra il 2007 ed il 2014 ed è pari a circa la metà del totale dei disoccupati, non si dimentichi questi dati. Il Piano di investimenti per l’Europa dovrebbe avere  potenzialità per creare milioni di nuovi posti di lavoro. Ma anche se vengono creati nuovi posti di lavoro, per i disoccupati di lunga durata è spesso difficile riuscire a rientrare nel mercato del lavoro. Per questo, la proposta di raccomandazione del Consiglio presentata  prevede che tutte le persone in cerca di lavoro, disoccupate da più di 12 mesi, sono oggetto di un esame individuale e di un accordo di integrazione nel posto di lavoro che offre loro un piano concreto e personalizzato per tornare al lavoro prima di raggiungere i 18 mesi di disoccupazione.

Marianne Thyssen, Commissaria per l’occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori ha commentato: "La disoccupazione di lunga durata è uno dei problemi più complessi e acuti determinati dalla crisi economica e colpisce più di 12 milioni di persone in Europa. Essa espone una parte crescente della nostra popolazione al rischio di povertà e di esclusione sociale. Dobbiamo fare di tutto per riportare queste persone nel mondo del lavoro. Non possiamo accontentarci di una ripresa economica che abbandona per strada tanti cittadini europei. Sono fiduciosa che la proposta presentata  cambierà le cose a loro favore, con il pieno sostegno degli Stati membri e delle parti sociali.”

La proposta esamina i servizi offerti ai disoccupati di lunga durata per aiutarli a rientrare nel mondo del lavoro e propone azioni specifiche per potenziare tali servizi. Essa prende le mosse dalle migliori pratiche esperite negli Stati membri.

La proposta si articola in tre fasi principali: incoraggia l’iscrizione dei disoccupati di lunga durata presso un servizio di collocamento; fornisce a ciascun disoccupato di lunga durata iscritto una valutazione individuale approfondita per identificarne esigenze e potenzialità entro e non oltre i primi 18 mesi di disoccupazione, offre un accordo di integrazione nel posto di lavoro a tutti i disoccupati di lunga durata iscritti entro e non oltre i primi 18 mesi di disoccupazione.

Tale accordo di reinserimento nel posto di lavoro consisterà in un piano, tagliato su misura, per ridare lavoro ai disoccupati di lunga durata. A seconda dei servizi esistenti nei vari Stati membri, esso può riguardare: tutoraggio, aiuto nella ricerca di lavoro, corsi di istruzione e formazione permanente, senza discriminazioni per l'inserimento nella graduatoria,  nonché aiuti per l’alloggio e per servizi nel campo dei trasporti, dell’infanzia, dell’assistenza sanitaria o del riadattamento. L’accordo dovrebbe essere offerto e posto in atto attraverso un punto di contatto unico per assicurare la continuità e la coerenza del sostegno. Esso dovrebbe anche delineare in modo chiaro i diritti e le responsabilità sia dei disoccupati che delle organizzazioni che erogano un sostegno.

La proposta sollecita inoltre il coinvolgimento attivo dei datori di lavoro tramite partenariati con le autorità pubbliche in modo da accrescere la gamma dei servizi che si possono ricevere, oltre ad offrire loro incentivi finanziari mirati.

Gli Stati membri possono attuare queste raccomandazioni con il sostegno del Fondo sociale europeo..

La proposta della Commissione sarà ora trasmessa al Consiglio per essere discussa e adottata. L’attuazione delle misure caldeggiate nella raccomandazione inizierà non appena gli Stati membri avranno raggiunto un accordo.

I disoccupati di lunga durata rappresentano attualmente il 5% della popolazione attiva. La quota dei disoccupati di lunga durata rispetto alla popolazione attiva varia notevolmente tra gli Stati membri e va dall’1,5% in Austria al 19,5% in Grecia.

Quanto più a lungo le persone rimangono escluse dal mercato del lavoro, tanto più difficile è che vengano nuovamente assunte. Dei 12 milioni di disoccupati di lunga durata della UE, più del 60% sono senza lavoro già da più di due anni consecutivi. Ogni anno, una persona su cinque tra quelle in cerca di occupazione si dà per vinta ed entra nel novero delle persone non attive. Ciò comporta un grave rischio di povertà e di esclusione sociale per i disoccupati e le loro famiglie.

Se i disoccupati di lunga durata corrispondono alla metà dei disoccupati complessivi, solo il 20% dei programmi in atto a favore del mercato del lavoro sono loro destinati e in vari Stati membri i disoccupati di lunga durata non hanno accesso a servizi personalizzati. I programmi offerti ai disoccupati di lunga durata spesso non coinvolgono a sufficienza i datori di lavoro. Solo un terzo degli Stati membri coordina l’azione dei servizi di collocamento e dei servizi sociali.

La UE è già intervenuta con iniziative a vario livello: tra l’altro, con raccomandazioni nel quadro del Semestre Europeo, esercizio annuale di coordinamento della politica economica; con il Fondo sociale europeo, i cui beneficiari, nel periodo 2014-2020, saranno per oltre il 10% i disoccupati di lunga durata; con la cooperazione all’interno della rete europea dei servizi pubblici di collocamento finalizzata allo scambio di buone pratiche.

Queste sono politiche che il Governo non ha mai adottato per la ripresa lavorativa. Tutto si è perso. Lei Caro Sindaco ci parla di integrazione, si legga questi dati sulla disoccupazione prima di parlare. Oggi  il tasso di disoccupazione, in Italia,  sfiora  i 9 punti di  percentuale e nel primo trimestre dell’anno l’INPS ha visto crescere del 45 per cento le domande di indennità di disoccupazione. Una fotografia per difetto, se si considera che molte persone che lavorano con contratti a termine o con altre forme di contrattualizzazione atipica possono non rientrare nelle statistiche.

A trovarsi a casa, da un giorno all’altro, sono soprattutto i giovanissimi (sotto i 25 anni) e la fascia di età tra i 40 e i 55 anni, i più penalizzati nel momento in cui desiderano reinserirsi nel mondo del lavoro.

Il nostro  pensiero, parlando di disoccupazione, va alla mancanza di una fonte sicura di reddito ma non è questa l’unica conseguenza: la perdita del proprio ruolo di elemento attivo della società ha ricadute importanti e a volte superiori a quelle della mancanza di denaro, come dimostrano le più recenti ricerche in materia. “I primi studi sugli effetti sociali e psicologici della disoccupazione sono stati condotti tra le due guerre mondiali del secolo scorso e il loro focus era centrato solo sul rischio di povertà, specie di povertà estrema: si dava poco peso all’aspetto identitario del lavoro” spiega Duncan Gallie, docente di sociologia all’Università di Oxford e curatore del volume “Resisting marginalization – Unemployment experience and social policy in the European Union”, frutto di una ricerca multicentrica effettuata in diversi Paesi della EU per misurare gli effetti della perdita del posto. Oggi sappiamo che gli aspetti psicologici e sociali sono fattori che determinano, a volte in modo assolutamente consequenziale, la possibilità di rientrare nel ciclo produttivo. Non è difficile trovare on line gli sfoghi di chi si ritrova, da un giorno all’altro, senza nulla da fare. Ci sono operai, per esempio, che per un po’ tornano tutte le mattine al bar davanti alla fabbrica, salvo gettare la spugna quando il rituale diventa troppo carico di rimpianti.

Il sindacato e i comuni, a volte, mettono in piedi servizi di supporto psicologico per affrontare la precarietà, ma anche il vuoto e la perdita di ruolo. L’ha fatto, per esempio, il comune di Parma,caro Sindaco Marino  con un ciclo di incontri intitolati “Affrontare i risvolti psicologici della crisi”. Il sintomo comune a tutti coloro che perdono il lavoro, dicono gli esperti, è la concomitante perdita dell’autostima. E questa perdita inficia anche le capacità dell’individuo di cercare una via d’uscita, specie in frangenti economicamente difficili come quelli che stiamo vivendo. Ciò non dipende necessariamente dall’incarico che ricoprivano in precedenza, perché accade all’imprenditore che deve chiudere l’azienda come all’operaio o al commerciante. Anche se, ovviamente, la componente identitaria è maggiore in chi non riesce a immaginarsi in un altro ruolo se non in quello che ha perso. E questa sorta di “immobilismo” del ruolo lavorativo, l’incapacità di immaginarsi impegnati in qualcosa di totalmente diverso e nuovo è uno degli ostacoli che gli psicologi del lavoro tentano di rimuovere quando una persona fatica troppo a reinserirsi. Noi non speculiamo, ma non siamo la ruota del carro di nessun politico vogliamo la verità –  I Lavoratori  vogliono chiarezza, vogliono capire se le e  difficoltà che stanno   vivendo dureranno ancora,  in attesa di conoscere il nostro futuro, chiediamo  il massimo impegno alla  classe politica oggi scarsa,   un rapido intervento.  Ci auguriamo che ci siano delle soluzioni.  Vogliamo essere noi i protagonisti del  Patto per Caserta, patto che dovrà essere uno strumento importante per iniziative di carattere materiale e immateriale utili a garantire la rioccupazione di tanti lavoratori in difficoltà della nostra città. Un conto è il sostegno ai lavoratori  che devono ritrovare un lavoro, che sarà sempre la nostra priorità, altra cosa – concludono  i lavoratori  - è la proposta del prefetto Morcone, che permetterebbe al Comune di Caserta di ottenere in modo totalmente gratuito dei servizi per la città, favorendo, al tempo stesso, l’integrazione dei migranti”. Per questo che concludiamo dicendo priorità prima ai problemi di casa nostra, priorità ai lavoratori.”

Redazione Ce