A Benevento tiene banco il caso di Ferragosto: quello relativo alla cacciata di Gerardo Giorgione dalla giunta da parte del sindaco Mastella. Casus belli: un post decisamente di cattivo gusto, dal sapore razzista, condito da un commento offensivo nei confronti di Renzi e di sua moglie. Post disconosciuto da Giorgione, che ha precisato di non averlo mai scritto attribuendolo a ragazzini amici di suo figlio che avevano approfittato della sua assenza per sottrargli il telefono.
Nel day after Giorgione ha presentato le scuse, sempre attraverso facebook, a Renzi, a sua moglie e ai cittadini che si sono sentiti offesi per quanto scritto, precisando, nuovamente, di non essere lui l'autore del gesto. Giorgione incassa intanto il sostegno del partito, e la condanna unanime delle forza politiche. Il segretario cittadino del Pd Giovanni De Lorenzo giudica sconcertante la vicenda, augurandosi che il caso non venga risolto con un colpo di spugna, esattamente dello stesso tenore il commento dei consiglieri comunali Cinque Stelle Marianna Farese e Nicola Sguera. Condanna anche da parte di Ncd, attraverso Luigi Barone, componente della direzione nazionale.
Ma il mondo social si divide: in molti corroborano la versione di Giorgione con la propria testimonianza: «Gerardo – commentano alcuni amici – non è affatto un razzista, inoltre confermiamo che nella mattinata di ieri era con noi a correre, senza cellulare dietro».
Resta un dato: il caso Giorgione avrà il suo epilogo, quale che sia, si vogliano dar per buone le giustificazioni dell'assessore o, per contro, si voglia decidere di non credergli. Giustificabili le prese di posizione della politica: chi ha una carica istituzionale deve sicuramente avere un atteggiamento di responsabilità tale da evitare cadute di stile e commenti social assolutamente deprecabili. Quel che si è letto sulla bacheca di Giorgione, tuttavia, è all'ordine del giorno su migliaia di bacheche social. Ogni utente sa bene che bufale sui migranti, commenti pieni di odio, allucinanti slogan violenti vengono postati ogni giorno. Basta controllare i commenti su ogni notizia, vera o palesemente finta (che spesso sui social diventa inopinatamente vera) per leggere richiami idioti a forni, camere a gas, bombe atomiche e altre aberrazioni che trovano colpevolmente favore in menti labili.
Presumendo la totale estraneità di Giorgione da quel post e ritenendolo, come lui asserisce, figlio di una goliardata di ragazzini, restano apprezzabili le sue scuse e la sua presa di distanze da quel che è stato letto. Ma avendo Giorgione responsabilità istituzionali può starci in ogni caso la levata di scudi dei colpevolisti. Gli stessi scudi, però, dovrebbero alzarsi compatti ogni volta che quei post compaiono, ogni volta che si soffia (anche in maniera più velata ma non meno pericolosa) sul vento dell'odio e dell'intolleranza. Se per contro, l'affaire Giorgione servirà solo per liberare un posto in giunta, e una volta chiuso passeranno nella consueta indifferenza link, post e dichiarazioni grondanti odio, stupidità e violenza, allora si sarà persa un'occasione e il caso resterà ascrivibile a uno dei terreni più consueti su cui si consumano battaglie combattute a suon di indignazione: quello dell'ipocrisia.
Cristiano Vella