“Delocalizziamo il Porto di Salerno”, la proposta arriva dal movimento pentastellato JJ Rousseau in quello che è un vero e proprio braccio di ferro con l’amministrazione comunale che da oltre venti anni non approva il regolamento d’attuazione dello Statuto comunale, per consentire lo svolgimento dei referendum consultivi a Salerno. E la proposta di delocalizzazione sarebbe sottoposta proprio ai cittadini salernitani e che farebbe seguito alla proposta della scorsa settimana su Luci d’Artista. «Dopo il primo passo di far approvare il regolamento comunale, chiederemo ai cittadini salernitani di dire la loro opinione sull’opportunità di delocalizzare il porto commerciale dal centro di Salerno. – affermano gli attivisti 5 Stelle salernitani - Non è solo una visione romantica dell’area centrale di Salerno - ricordando i rinomati stabilimenti balneari degli anni 50 - ma anche un’azione concreta e di lungo respiro per l’economia dell’area. Un progetto di delocalizzazione del porto commerciale metterebbe in circolo immense risorse economiche, con beneficio sia da un punto di vista occupazionale, ambientale e turistico. Le risorse comunitarie e statali sarebbero spese con efficacia, efficienza e sarebbero utili concretamente per Salerno, con il risultato di rivedere una città effettivamente turistica, con benefici dal punto di vista ambientale paesaggistico e di vivibilità complessiva. La politica miope comunale in simbiosi con l’Autorità portuale è finalizzata alla conservazione d’interessi di pochi privati, con sperpero di risorse pubbliche per i vari dragaggi dei bassi fondali, dei lavori del traforo di Porta Ovest. Lavori tutti fine a se stessi e senza un pensiero responsabile per il futuro». Una provocazione che arriva nel bel mezzo della querelle sull’accorpamento dell’Autorità Portuale con quella di Napoli. Nel frattempo, continua il lavoro ai fianchi dell’amministrazione comunale sull’approvazione del regolamento d’attuazione dello Statuto comunale, per consentire lo svolgimento dei referendum consultivi a Salerno. Una mancata approvazione che è già costata al sindaco Napoli una diffida dal Rousseau.
Redazione