E’ stato interrogato nel carcere di San Tammaro dove è rinchiuso dalla scorsa settimana il presunto terrorista di San Marcellino in provincia di Caserta, Mohamed Khemiri, ritenuto a capo di una organizzazione che avrebbe fornito a numerosi stranieri permessi di soggiorno sulla base di documenti falsi. Ed è su questa precisa accusa che il 41 enne tunisino ha ammesso parzialmente le proprie responsabilità confermando il traffico illecito che avveniva al primo piano della palazzina dove si trova anche la moschea di San Marcellino, una delle comunità islamiche più numerose e antiche della Campania. Con Khemiri, il gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha ascoltato anche gli altri indagati, quattro dei quali arrestati nel blitz di venerdì. Anche loro avrebbero fatto parziali ammissioni sul giro di documenti falsi messo in piedi per fornire permessi di soggiorno, ogni permesso costava circa 600 euro.
Khemiri è contestualmente indagato dalla Dda di Napoli per attività terroristica: per due volte, però, la richiesta di arresto avanzata dal sostituto procuratore Cannavale è stata respinta dal gip.
Per l’Imam di San Marcellino, Nasser Hidouri, l’uomo - che ha un passato di droga - potrebbe essere rimasto vittima della criminalità locale che lo ha sfruttato per il mercato illecito.
“Sapete che per ottenere permessi di soggiorno è sempre più complicato, il clima è pesante, molte persone hanno bisogno di lavorare. Io non giustifico il mercato illecito dei documenti - ci ha detto al telefono Nasser Hidouri - però credo che quest’uomo, che sembra sia stato anche già recluso e abbia altri precedenti per spaccio, sia stato utilizzato come distributore, non era un produttore. In questo territorio sapete che è facile cadere in questi giri”.
“Da quando ha provato ad uscire dalla dipendenza dalla droga si è molto attaccato alla moschea - racconta l’imam -. Prima dell’arresto per me era uno dei tanti ragazzi che frequentano la nostra comunità. Pregava di più, si metteva a disposizione delle persone più bisognose, qualche volta ha cucinato per gli altri, scendeva a pulire i tappeti… Abitava proprio sopra la moschea ma quell’appartamento era assolutamente indipendente, uno dei tanti alloggi occupati da musulmani qui a San Marcellino, non era il guardiano della moschea”.
Dopo l’arresto di venerdì scorso è cambiato tutto, racconta l’imam. “Dopo la preghiera ho deciso di radunare tutti i ragazzi e ho detto: sono qui, eccomi, ora fatevi conoscere di nuovo come se non vi conoscessi, e ditemi tutto”.
Un momento difficile, ammette Nasser, c’è paura e preoccupazione nella comunità islamica. E per chi, come lui, ha un ruolo di guida spirituale, è molto complicato distinguere, tra i fedeli, chi è sincero e chi si nasconde sotto i panni del devoto musulmano con altri obiettivi.
“Spesso i terroristi si vestono da agnello - dichiara Nasser Hidouri - Non è facile capire cosa hanno nell’animo. La nostra moschea è frequentata da più di mille fedeli”.
Eppure Mohamed Khemiri era già noto agli altri connazionali per le sue idee estremiste, tanto che lo avevano soprannominato Bin Laden. E sul suo profilo facebook, stando a quanto reso noto dalla Procura, dichiarava di essere “Isissiano fino alla morte” oltre ad aver esultato per le stragi di Parigi.
“Per questo ritengo che sia necessaria più attenzione. Il livello di allerta deve essere più alto. Noi da soli non possiamo indagare su tutti, non abbiamo abbastanza strumenti per scoprire chi mente, cosa nascondono”.
Nel video l'intervista integrale a Nasser Hodouri, Imam della moschea di San Marcellino (Ce)
Rossella Strianese