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L'emergenza scatta inevitabile ogni anno, insieme all'arrivo del caldo torrido. E ogni anni si parla di invasione. Come se arrivassero all'improvviso, da chissà dove e chissà perché. Parliamo dei ratti. Con i quali condividiamo da secoli le nostre città. E che sono più di noi. Molti di più.

Ce ne ricordiamo d'estate. E si annunciano le derattizzazioni. Ma il problema è di difficile soluzione. E come tutti i problemi complessi, vengono affrontati solo di fronte all'emergenza. Mai prima. E sempre male.

I ratti stanno caratterizzando questa estate campana. Allarme a Napoli e in tanti comuni dell'hinterland. Turisti messi in fuga dal lungomare di Salerno. Decine di segnalazioni quotidiane nei quartieri di Avellino, Benevento o Caserta. La psicosi del topo.

A dire il vero i numeri fanno impressione. Non possono essere precisi, non esiste un dato certo. Ma solo delle stime. A Napoli il record: ce ne sono dodici per ogni abitante. A Salerno cinque. A Benevento e Avellino almeno tre. Fate un po' i conti: decine di milioni di topi da fogna nella sola Campania (ma è un male comune: a Roma sono 15 milioni, a Milano 13). E si riproducono a velocità impressionante. Si possono accoppiare già dopo cinque settimane di vita. Si riproducono in 21 giorni. Una copia di ratti può generare in nove anni due milioni e 197mila tra figli e figli dei figli.

Sono portatori sani di trenta malattie trasmissibili all'uomo. Le più note sono la febbre da morso, la leptospirosi, la salmonella, la rabbia, la schistosomiasi, il tifo murino. E una volta anche la peste bubbonica.

Sono animali pericolosi.

Cosa fa per fronteggiare l'invasione? Non molto. Le derattizzazioni costano (e poi c'è la crisi...). E non sempre sono efficaci. I ratti generano con una certa velocità anticorpi ai veleni somministrati. E quelli efficaci l'anno prima non è detto lo siano anche dopo.

La questione rifiuti in Campania (che ha segnato il panorama urbano delle nostre città per anni), non ha fatto altro che accrescere la popolazione dei roditori. Ora, però, sarebbe necessario pianificare – ma per tutto l'anno e con gli strumenti necessari, anche finanziari – strategiche derattizzazioni. Ma spesso – è accaduto ad Avellino lo scorso anno – ci sono rimpalli di responsabilità e competenze. Tocca al Comune. No, all'Asl. E così via. Risultato: i topi aumentano e ci ritroviamo a discuterne ogni estate. Ma solo d'estate, naturalmente.

E' chiaro che pensare di liberarci dei ratti definitivamente è una pia illusione. Ma ridurne drasticamente il numero sì. Basta agire con sistematica continuità. O accade come in alcune capitali europee: una devastante derattizzazione è stata poi seguita da anni di nulla con l'inevitabile ritorno in massa dei topi.

C'è poi chi – forse inevitabili romantici – ritiene che la diffusione dei ratti sia dovuta anche alla quasi scomparsa dei gatti randagi. Beh, basta fare un giro su Youtube e vedere i video di quei gatti messi in fuga da enormi rattus norvegicus (la razza dominante, anche da noi). Direbbe qualcuno: non ci sono più i gatti di una volta. O forse, ed è più giusto, non ci sono poù i topolini di una volta, quelli neri, piccoli e in fondo carini, quelli sì, non ci sono più (o forse solo in campagna). Questa è l'era del ratto da fogna. O si affrontano (basta che Asl e comune di mettano d'accordo), o è meglio evitare di gridare al topo, al topo. Tanto quelli non scappano. E sono più di noi.